Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      STOMA DEI COMUNI ITALIANI.
      Ide'suoi antecessori, la solenne dieta, ed ivi raggiunto da altro esercito di tedeschi che scendevano dal Tirolo, si condusse a Firenze e riconciliossi con Matilde.
      Enrico serbava per essa un cupo rancore, e detestavala come il colpevole che, libero dal bisogno del delitto, quanto allora si mostra proclive ai consigli dello instigatore, tanto poi lo abborre perchè gliene richiama alla mente il pensiero. E tale era la gran Matilde agli occhi di Enrico. Costei dunque largheggiando di doni e di cortesie coi principi nunzi dell' intendimenti del sovrano, giurogli fedeltà ed obbedienza contro chicchessifosse, tranne il pontefice e la sua chiesa; ed Enrico alla sua volta confermò i privilegi de' quali ella fruiva ne' propri stati. Nondimeno indugiò fino alla primavera dell' anno seguente 1111 per avvicinarsi a Roma. Di ciò eh' egli facesse in questo intervallo non rimangono se non ricordi confusi. Ed a prestar fede a certi scrittori moderni, tanto corrivi ad infamare il padre, quanto inchinevoli ad esaltare il figlio con la lode di avere riavvivata la conculcata autorità dello impero, parrebbe ch'egli traversasse la Italia in sembianza di re pacifico, e solo costretto dallo estremo bisogno mozzasse teste, strappasse occhi, tagliasse membra, distruggesse terre: consuete dolcezze con che consolava gl'Italiani ogni imperatore che scendesse nella penisola per farsi riconoscere sovrano. Ma qualche contemporaneo senza tanti andirivieni di parole lo chiama sterminatore del paese; che città molte e castella, cammino facendo e simulando pace, rovinò; molte chiese distrusse; perseguitò gli uomini religiosi e cattolici prendendone quanti gli capitassero fra mani, altri cacciando dalle loro sedi.1 E quand'anche, come a me sembra, olezzino d'esagerazione le parole di chi scriveva lo elogio di Pasquale, la chiesa male consigliavasi a sperare in un uomo, che come crasi snaturatamente pervertito l'animo congiurando contro il proprio genitore, non poteva patire il minimo ribrezzo a rivolgersi contro la madre spirituale.
      XXVil. L'arrivo di Enrico a Sutri impaurì il papa che vedeva agitarsi i suoi numerosi amici nella stessa Roma: gli
      1 l'auJulf. risali, presso Muratori.


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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