Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      delle parti. Nulladimeno gli venne fatto di domare non pochi de' suoi nemici, e ricuperare i beni da essi usurpati alla chiesa. Enrico, sperando tuttavia di potere con argomenti di pace distogliere il pontefice dalla lunga ostinazione, gli mandò nuovi ambasciatori in Roma annunziandogli ad un tempo essere suo intendimento calare in Italia e ricevere la corona imperiale. Pasquale assentì la domanda, e fece profferte di amicizia e d' affetto al dilettissimo principe, purché costui, non seguendo i sinistri consigli dello spirito d'averno, fosse apparecchiato ad obbedire sommessamente alla chiesa e difenderla. E per mostrargli esser vano lo sperare che il capo della cristianità avesse a rimutarsi, rinnovò, in un concilio, convocato nel marzo del 1110, i decreti contro le investiture. Allora Enrico, gettando uno sguardo sul futuro, misurò tutto il rovinoso pendio dove era ridotto a procedere lo impero, previde che fra anni non molti, così seguitando, sarebbe diventato vile mancipio della chiesa; gli parve dunque necessario, gli parve suo primo e sacro dovere rinvigorirlo, porlo in miglior condizione, studiarsi con ogni mezzo d'infrenare la cupidigia clericale, e ristabilire il vero equilibrio fra le due autorità, che s'erano con tanto scandalo ferocemente osteggiate.
      Ordinato convenevolmente il disegno dì questa grande spedizione, si muove alla volta di Roma. Passa le alpi per la Savoia ed Ivrea, traversando le contrade Lombarde, che trovò straziate da innumerevoli ed intricatissime perturbazioni. E maravigliossi forte come conobbe essere in quelle — cosa senza esempio ne' suoi stati d'oltralpe — risorto uno spirito universale di libertà, che le teneva tutte in moto. E perchè non gli pareva impresa da pigliare a gabbo quella di sottometterle in breve tempo, e perchè premevagli d' andare in Roma con lo esercito intero e non stanco da altri bellicosi travagli , passò oltre tollerando insubordinazioni ed arbitrj d'ogni ragione, simulando di non se ne accorgere, e solo fu crudelissimo contro Novara, che per avere apertamente ricusato di riconoscere l'autorità del capo dell' impero, fu per comando di lui barbaramente distrutta. Presa poi la via di Piacenza, fermossi in Roncaglia per tenervi, secondo la consuetudine


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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