Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      LIBRO SECONDO.
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      la riputazione e l'onore; conosci quanti nemici ho avuti e quanti me ne rimangono a cagióne di te. —A queste parole il perfido per la terza volta giurommi di porre a pericolo anche il suo capo per salvare i giorni e la dignità dell'amato genitore. Intanto si parte e mi lascia rinchiuso dentro la fortezza in compagnia di soli tre servi; vieta che chicchessia comunichi meco; pone i miei nemici a guardia della mia prigione scegliendoli fra coloro che maggiormente agognavano la mia morte. Benedetto sia Dio in ogni cosa, che essendo il re dei re, esalta ed umilia i mortali secondo che a lui piace ! Il dì della festa del Natale, mio figlio miricusò la santa comunione ch'io ardentemente chiedeva; e mi fermo a questo solo fatto per non rammentare gli oltraggi, le ingiurie., le minacce onde fui oppresso; il ferro omicida che mi facevano scintillare agli occhi sempre che io rifiutava obbedire a tutto ciò che mi veniva imposto; la fame e la sete che mi facevano patire tali la cui sola vista un tempo sarebbe stata gravissimo oltraggio alla mia dignità. Non rammenterò neanche come mi tornasse crudele ed amara nei dì del dolore la memoria del mio tempo felice. Languivo fra tante torture allorché mio figlio m'inviò il principe Vigeberto annunziandomi non rimanermi altro mezzo a conservare la vita sé non se quello di deporre tutti gli ornamenti imperiali subito e senza la minima resistenza, secondo che avevano espressamente ordinato i membri della dieta: gli detti la corona, lo scettro, la croce, la lancia e la spada. Allo arrivo delle insegne della sovranità in Magonza i miei nemici nuovamente si ragunarono, determinando fossi tradotto fra mezzo ad una poderosa falange di armati al castello d'Ingelheim; quivi non trovai se non se nemici, fra quali il mio proprio figliuolo bramosissimo di rovinarmi onninamente. Parve loro cosa necessaria a conseguire lo scopo delle loro macchinazioni, il farmi spontaneamente rinunciare allo impero e a tutti i miei diritti. E però dichiararono di non essere mallevadori della mia vita ove io non mi affrettassi ad obbedire ai loro comandamenti. Risposi : S'egli è vero che io sia in pericolo di vita, essendo essa il più pregevole de' beni che mi rimangono al mondo, ed essendomi necessaria perchè io faccia penitenza do' miei peccati avanti a Dio, mi sotto-


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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