Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
      siasmo che mostravano i signori feudali a prendere la eroce e correre in Levante. Le passate umiliazioni e la prosperità presente avevano suscitato in cuore di Matilde una smisurata ambizione. Ella, che imperava sull'animo del pontefice, sdegnò che altri ripugnasse ad ubbidirla ciecamente, e volle disimpacciarsi d'ogni ostacolo anche apparente, e regnar sola. Prima vittima di questo stemperato amore d'impero fu il marito Guelfo V, che si allontanò improvvisamente da lei. Parecchi sostengono che cagione di questo divorzio fu la impotenza del marito ;1 ma qualche scrittore più assennato pensa che Guelfo, avendo sposata Matilde con la certezza, e forse anco la promessa, di ereditare i vasti dominj di lei, come poi seppe che ella nel 1077 gli aveva donati alla chiesa romana, si allontanasse sdegnoso dalla ingannatrice consorte. Vero è che il padre di Guelfo, udito il caso, corse in Italia, e non potendo porre rimedio al già fatto, si scisse dal partito cattolico, e riconciliossi con l'imperatore: ma era ben tardi per il bene dello impero. Toltosi dinanzi l'impaccio di Guelfo, l'altera donna pretendeva di comandare da padrona Corrado, che tenendo la sua corte a San Donnino era mal tollerato dai popoli che dovevano mantenerlo a loro spese. Il misero Corrado, che alcuni cronisti chiamano più traviato che colpevole, invano si dolse del contegno di Matilde, finché nel 1101 morì, non senza sospetto di veleno apprestatogli dal medico della Contessa in Firenze, dove era andato ad esporle le proprie doglianze.2
      1 Intorno a questo fatto non sono concordi le opinioni degli antichi né ile' moderni scrittori. Bertoldo di Costanza asserisce clic Guelfo : « a conjugi» domitia> Mathildis se penitus sequestravi asserens illam a se omnino immu-uem permansisse : quod ipsa in perpetuimi reticuisset, si non ipso prior illud inconsiderate publicasset. « Un altro scrittore di que' tempi — ed era decano di l'raga — ne fa un racconto che sa di novella. Dopo d' avere dipinta minutamente la prima notte del matrimonio, e detto che Guelfo protestava della sua frigidità, come d'un coso istantaneo prodotto da qualche maleficio o stregoneria addosso di Matilde, costei mostrandoglisi ignuda, e Guelfo rimanendo sempre nella medesima condizione : « tandem indignata surgit famina nuda , et apprehendit manu sinistra anticiput semiviri, atque in dexteram palmam dat sibi magnani alapam at extrusit eum toras dicens : I proni! bine, mnstrum, regnum ne pollue nostrum. Vilior es galba , projecta vilior alga. Si mihi visus eris eras, morte mala miricris. Taliter conTusus dui Welplio fngit, et re-portat omnibus snis confusionem in sempiternnm. ÌI.i'c sufficit breviter dixisse. quic ntinam non dixissem ! »
      2 « Clic disgusti ella [Matilde) desse all'ottimo giovane Corrado, nou


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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