Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      richiamare in Italia Roberto Guiscardo che aveva portata la guerra in Grecia. Ma innanzi che Enrico potesse espugnare Roma, si manifestò nel suo esercito una pestilenza, prodotta dalla mal'aria, che lo sforzò a ritirarsi, lasciando Giliberto a seguitare l'assedio. Nel 1083 ricomparve con nuove forze davanti le mura della città. Il popolo, stanco di un assedio sì lungo, e impaurito della perseveranza dello imperatore, che dicerto lo avrebbe severamente punito se avesse, come pareva indubitabile, espugnata la città, cominciò a trattare con Enrico, e giunse anche a promettergli che avrebbe costretto il papa non solo a proscioglierlo dall' anatema, ma altresì a porgli sul capo la corona imperiale.
      Al misero Gregorio non rimasero altri alleati che il solo Roberto Guiscardo, cui egli aveva già assoluto, e aveva, dicesi, offerta la corona d'Italia. Ma il Normanno più volte invocato non veniva, perocché era tutto occupato nella guerra coi Greci. Non per questo Gregorio perde la fermezza dell'animo proprio, disapprovò apertamente le promesse che i Romani aveano fatte ad Enrico, dandogli non pochi ostaggi; e dubitando della fedeltà loro, si rinchiuse in castello Sant'Angiolo, determinato di perdere la vita più presto che cedere all' uomo da lui già maledetto e rovesciato dal trono.
      0 che i Romani avessero aperte le porte ai Tedeschi, o che questi avessero espugnate le mura, certo è che entrarono, dopo oltre tre anni di sforzi, nella città Leonina. E Clemente III, dopo di essersi fatto consecrare nella chiesa Laterane-se, coronò con gran pompa Enrico in quella di San Pietro. Ala perchè lo imperatore, credendosi sicuro dentro Roma e sostenuto dal popolo che lo ajutava ad espugnare castello Sant'Angiolo, aveva mandata una parte delle sue genti in soccorso di Giordano, principe di Capua, nemico di Roberto, questi, ch'era già tornato dalla Grecia, finalmente si mosse con trenta mila fanti e sei mila cavalli, fra' quali erano parecchie migliaja di Saraceni, a liberare il pontefice. Enrico non ebbe ardimento di aspettare un esercito così poderoso dentro Roma, e in sembianza di fuggitivo sloggiò ritirandosi in Lombardia. Erano scorsi appena tre giorni dopo la sua partita allorquando arrivarono i Normanni, ed entrarono in Roma trattandola comei v


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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