Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      LIBRO SECONDO,
      r, 7
      l'idea dello impero era più forte di quella della repubblica,e il pensiero dell'autonomia pura era, non che prematuro, impossibile quasi a creare un'opinione generale, senza cui gli sforzi di pochi, comunque grandi, fanno mala prova. Nonostante, gì' Italiani si convinsero la resistenza al capo lontano dell' impero essere cosa efficacissima a conseguire le libertà cittadine, che ognora crescendo, rendevano sempre più intollerabile l'arbitrio della tirannide.
      XIX. Enrico nel vedersi spregiato ed abborrito dalle turbe che lo avevano condotto quasi in trionfo a Canossa, conobbe la enormezza del proprio fallo e n' ebbe profondo rammarico. Disperando d'ogni altro argomento a cancellare la propria vergogna, cadde in un errore ben altrimenti più grave, voglio dire retrocesse dal cammino già preso e si pose in un altro assai più malagevole a percorrere. Oltre Ghiberto di Ravenna eh' era stato scomunicato anch' esso, quasi lutti i prelati lombardi nella pacificazione del sacerdozio e dell'impero, cioè nelle concessioni fatte dallo imperatore al papa, vedevano sempre la propria rovina. Per la qual cosa, appena si riebbero dallo amaro sentimento che loro ispirò lo avvilirsi d'Enrico, gli si riaccostarono, e presero ad istigarlo onde rompere i patti giurati. Lo sconsigliato principe, aggiungendo errore ad errore, cesse ai loro incitamenti, e non vide che rompendo nuovamente guerra al pontefice, imprendeva a lottare contro un rivale, che dopo il fatto di Canossa aveva tanto ingrossate le proprie forze quanto quelle di Enrico erano scemate.
      Fatto divisamentodi far prigioniero il papa, pochi giorni dopo le cose raccontate, da Reggio dove era primamente andato, recossi a Bibianello, invitando Gregorio ad un colloquio n fine di chiedergli nuovi ammonimenti intorno alla sua futura condotta. Gregorio erasi avviato, allorquando Matilde, avendo scoperta o sospettata la trama, lo fece retrocedere; e per allora il pontefice smesse il pensiero di recarsi alla dieta d'Augusta. Enrico quindi gli si dichiarò apertamente ostile; e ciò solo bastò perchè in Italia il numero de' suoi fautori si accrescesse, massime quando, richiamati presso di sè que'prelati e signori tedeschi, che egli, indulgendo ai comandamenti


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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