Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

Pagina (154/593)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina  Immagine

      •152 STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
      manifestando loro essere suo intendimento compire e raffermare la concordia tra il sacerdozio e lo impero, ed a tal fine volersi giovare della prima occasione onde mandare ad Enrico alcuni uomini reputati e probi;1 i quali, meglio che per lettera, lo persuadessero, ragionando, a riporsi nella diritta via a vicendevole beneficio dello altare e del trono. Scrisse anche amorosissime lettere allo stesso imperatore, il quale essendo per indole tanto superbo ne' tempi prosperevoli quanto era agevole e tremante negli avversi, rispose sensi di non minor tenerezza,2 in modo che il cuore del papa si empì d'immensa gioja,3 come farebbe l'animo di un guerriero che apparecchiandosi a cingere d'assedio l'inimico, riceva parole che gli fanno sperare vicina, volontaria ed incruenta la resa. Ma il grand'uomo male s'apponeva, imperciocché i guerreschi furori de' popoli soggetti e stanchi della immane oppres-sura di Enrico, accennavano a un nuovo scoppio, che qualora fosse stato sostenuto dalla tempesta sacerdotale movente da Roma, sarebbe riuscito irreparabilmente rovinoso all' ostinato e perverso principe. Per la qual cosa costui, appigliandosi alla famosa massima del lungo promettere coli' attender corto, ne faceva una panacea gettandola in gola all' avversario, il quale—mirabile a pensarsi 1 —cadde nel laccio; egli venerando di canizie ed insigne per senno, lasciavasi vincere da un giovinetto quasi imberbe 1
      Difatti la insurrezione di lì a poco scoppiò impetuosa in tutta la Sassonia elaTuringia; i tormentati popoli, capitanati da'signori, suspicando che lo imperatore macchinasse di ridurli a maggiore schiavitù, chiedevano con alti clamori che si distruggessero le numerose fortezze, le quali Enrico aveva fatte
      1 « Hebc est voluntas nostra ut ad eum religiosos viros mittamus, eie. »
      J « Cum enim regnum et sacerdotium, ut in Christo rite administrata subsistant, vicaria sui ope semper indigeant, oportet nimirum quateuus ab in-vicem minime dissentiant, veruni potius Christi glutino conjnnctissima indis-solubiliter sibi cohaereant, etc. ¦ Questa lettera è riportata dal Mansi, o dagli oppositori della chiesa romana è riputata apocrifa. Non vediamo ragione per seguitare questa opinione, imperciocché quel documento manifesta mirabilmente la natura di principe.
      ' « Ilerricum regem praìterea scias dulcedinis et obedieutim piena nobis misisse, et talia qualia neque ipsum neque antecessores suos recordamur romanis poutificibus misisse. • Grrg. VII, Episl , lih. I, 25,


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina  Immagine

   

Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

Pagina (154/593)






Enrico Enrico Roma Sassonia Turingia Enrico Christo Christi Mansi Grrg Episl