Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      LIBRO SECONDO, r,
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      ragione stessa de' tempi. II conflitto tra la motta e i nobili complicossi di nuovi elementi, e si fece grandissimo. L'arcivescovo Guido veniva favorito dai nobili devoti al re, e dai prelati che dalla regia munificenza tenevano i loro beneflcj. Guido consentì, o fu costretto a consentire, che i suoi partigiani seguitassero a sfrenarsi nella più turpe licenza. Scoppiarono così spessi i trambusti e i furori del pòpolo, guidato da Anselmo, che all'arcivescovo, simulando diplaudire allo zelo de'partigiani della riforma , fu forza mandare il loro capo in Germania a conferire coi ministri di Enrico onde provvedere alle cose di Lombardia. Anselmo ritornò dalla sua missione eletto vescovo di Lucca dallo imperatore, a suggestione forse di Guido. Speravano entrambi che allontanandolo da Milano, i tumulti, eccitati dalla voce potente di lui, sarebbero cessati: ma entrambi ingannavansi, poiché Anselmo, reso più autorevole dalla dignità episcopale, non ristette mai di comunicare con Arialdo e Landolfo, eredi del suo implacabile zelo. Da Lucca egli dirigeva meglio il proprio partito, mentre gli era più agevole ispirarsi ai voleri d'Ildebrando. Difatti come seppe che Guido aveva insigniti de' sacri ordini del diaconato sette uomini di mala vita, corse a Milano, ne mosse alto lamento, e collegatosi più strettamente con Arialdo e Landolfo, giurarono tutti di combattere fino all' ultimo sangue per recare a compimento la riforma della chiesa. I due rimasti in Milano si posero a concionare con parole che versavano un incendio indicibile ne' commossi cuori della plebe, la quale accorreva numerosissima alle loro prediche, urlando riforma, ed aggrediva le case de'preti corrotti, cioè de'simoniaci e degli incontinenti, ponendole a ruba ed a fuoco; frustava i sacerdoti e bandiva le loro mogli e concubine che gli cadessero fra li artigli. I preti, anche i meno colpevoli, s'impaurirono e si volsero al papa, il quale avendo già riprovata con apposite bolle la simonia e inculcato il celibato ecclesiastico, rimandò, ad onoranza dell'ordine clericale, la lite innanzi ad un concilio provinciale. Questo sinodo, non vedendo presentarsi i due capi del tumulto Arialdo e Landolfo, li condannò come contumaci e scomunicolli. E mentre Landolfo rimaneva in Milano a tenere viva l'agitazione popolare, 1' altro era corso a Roma


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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