Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
      di Lorena e con Piero Damiano, sacerdote di vita intemerata, di grandissima dottrina, e di non minore autorità presso i principi e i popoli. Corse quindi di nuovo alla Germania onde provvedere al lacrimevole stato della chiesa; e dalla imperatrice, che gli storici affermano essere donna di gran senno, e d'indole mite, ma ferma, fece eleggere Gerardo vescovo di Firenze che assunse il nome di Niccolò II.
      Vuoisi che gli stessi Tedeschi plaudissero alla scelta, o veramente che Ildebrando usasse tanta arte da farla da loro promuovere, poiché il nuovo eletto era mirabilmente venerato da tutti. Ma ciò ad Ildebrando non era bastevole per reputarsi vincitore, perocché bisognava innanzi tutto cacciare a forza Benedetto e i suoi aderenti da Roma. Ma adesso Ildebrando poteva operare più vigorosamente, come quello che, essendo forte delle armi di Goffredo e dello assenso dell' imperatrice, non temeva la misera sorte de' riformatori disarmati. Cominciò quindi convocando un concilio in Sutri, dal quale fece formalmente deporre Benedetto, non ostante che costui avesse, appena saputa la elezione di Niccolò, abdicato da sé. Superato questo primo ostacolo, si accorse che la pienezza della vittoria stava nell' operare celeremente, e che era stoltezza non giovarsi della fanciullezza del principe, della bontà della donna che reggeva l'impero, e del prestigio della vittoria, E però nell' aprile del 1059 il papa emanò un decreto col quale annullava il decreto di Leone Vili, cioè toglieva la scelta del pontefice dalle mani dello imperatore1 e del popolo, e la poneva in quelle de' cardinali, prescrivendo di eleggere essi soli il successore di San Pietro e, se fosse possibile, trovare chi ne fosse degno fra i membri del clero di Roma, e concludendo con un cumulo di virulenti anatemi contro chi, violentandola elezione canonica, usurpasse il papato. Al famoso documento apposero i nomi loro un gran numero di arcivescovi, vescovi, presbiteri e diaconi, fra' quali, i più cospicui di tutti, Piero Damiano e Ildebrando.
      1 Nella formula del decreto, riportato dal Labbe, Conc., e dal Baronio ad ann. 1059, sono introdotte scaltramente parole cortesi e rispettose per l'autorità imperiale, ma in sostanza significanti Dulia « salvo debito honore et reverenlia dilecti filii nostri Henrici, qui in presentìarum rei liabetur, et futurus imperator, Deo concedente, speratur. n


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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