Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      LIBRO PRIMO.
      J 05
      I' astuzia e con la violenza tenevano in perpetua irrequietudine i popoli sì che si sarebbe detto che lo spirito di guerra e d'usurpazione che inferociva oltremonti i baroni ad osteggiarsi vicendevolmente, avesse in Italia invasi i comuni; i quali mentre godevano di conseguire la libertà individuale come un vero bene, mentre maledicevano all' oppressione feudale che era la tirannia dell'uomo sopra l'uomo, non aborrivano dal ridurrò in ischiavitù un altro comune. Ne nascevano ^quindi e inestricabilmente complicavansi le gelosie, le invidie, gliodj tra città e città; passioni maligne, che infiammate dal sentimento della vendetta, ardentissimo ne' tempi mezzo barbari, rendevano impossibile il formarsi e il consolidarsi della nazione, ed avvelenavano l'onda pura di quella libertà, che fluiva copiosa e benefica e ad un tempo lacrimevole a fecondare le italiche terre. Forse nelle età, dove la vita cresce vigorosa fra mezzo alla rozzezza de'costumi, l'individuo che sente tutta la sua forza materiale, ama smisuratamente sè, e per compiacere alla propria voglia non si terrebbe dal torturare il genere umano. Da tal sentimento parevano mossi gii stati italiani. Per vendicarsi d'una rivale, qualvolta una città non potesse farlo con le proprie forze, non rifuggiva dal collegarsi con lo straniero. Lo straniero se ne accorse; e però sembra che alla sua politica sia stato sempre principio fondamentale il vecchio assioma di governo: dividi e regna. Se la concordia per poco pareva affratellare i popoli in una bella armonia d'amore e di pace, il potere dello straniero diventava un' ombra : appena le città ricominciavano per lievissime cagioni a straziarsi fra loro, il ladrone oltramontano varcava le alpi, ed insolente e superbo tornava a ricomporre e ribadire sulle terre miseramente partite quella catena che era già stata infranta.
      XLV. È disputa tra gli eruditi, studiosi d'indagare quali esempi i comuni seguissero nel formare le loro costituzioni, in che consistesse, per addurre un solo esempio, l'ufficio de' consoli, quanti fossero di numero, come venissero eletti. Oltreché sembra ragionevole supporre che essi variassero non solo secondo le diverse città, bensì secondo i tempi diversi in una città stessa, la quale a seconda de' repentini e spessi mutamenti politici, modificava il proprio statuto; gli oziosi dispareri de'dòtti


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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