Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      LIBRO PRIMO.
      J 05
      stremo di mezzi, progredisce animoso nella conquista finche il principe arabo soprannominato, gli porge il destro di gettarsi sopra lif Sicilia da guerriero, dove non posa le armi se non dopo d'averla conquistata tutta, non per l'alleato, ma per sé. Quando i dominj della penisola e quelli dell' isola furono congiunti in un solo stato sotto lo scettro del re Ruggiero erede del conquistatore, formossi nella Italia il reame delle Due Sicilie, che poi fu semplicemente detto il regno. I Normanni vi recarono i loro costumi e le loro istituzioni; in poco tempo il popolo conquistatore si unificò col conquistato ; e quel nuovo reame venne ordinato a vera monarchia costituzionale, nel tempo medesimo che un altro avventuroso normanno domava gli Anglo-Sassoni e si rendeva signore dell'Inghilterra, nazione destinata, a svolgere e produrre fino alle possibili conseguenze il governo rappresentativo, sebbene esso avesse a lottare con difficoltà che poco o punto esistevano in Sicilia. Ci sia lecito ritrarre a brevissimi tratti la forma della costituzione normanna.
      XLIII. La Sicilia, come quella che non era stata mai conquistata dalle genti nordiche, non pati né gli effetti del governo militare, né lo innesto delle loro istituzioni. Innanzi la conquista normanna in Sicilia esistevano le reliquie delle istituzioni imperiali — che si crede fossero tollerate da' Saraceni — e le saraccniche, piantatevi e radicatesi in due secoli di dominio. La popolazione era composta di Siciliani, cioè nativi del paese, ovvero discendenti dagli antichi abitatori, di Greci nuovi o Bizantini, di Arabi, di Lombardi, ossiano pQ-poli della penisola, stabilitisi prima o dopo la conquista franca, e di Ebrei. I più numerosi erano gli Arabi. Soggetti tutti all'alto governo della contrada, reggevansi con le proprie leggi nazionali. Feudalismo non v' era affatto. Quando Ruggero si rese signore di tutta l'isola, volendo ordinarla con nuovo governo trovò il terreno sgombro d' ogni impedimento. A' suoi tempi la feudalità era regolata da leggi in qualche modo fìsse, da uno statuto; quindi egli potè prendere da essa le parti buone e lasciare da canto le cattive e introdurla ne' suoi domimi come istituzione. Allorquando divise le terre conquistate, talune pose sotto la sua immediata signoria come patri-
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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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