Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      CiSTORIA DEI COMUNI ITALIANI.
      la Lombardia così che non vi fu città dove non nascesse un partito, una fazione, che studiavasi di opporsi alle oppressive pretese de' vescovi.
      Un anno dopo, Ariberto dichiarò aperta guerra alla Motta; combatterono, e sebbene la vittoria rimanesse incerta, ne'mot-tesi che se 1' erano aggiudicata e ne menavano vampo, si accrebbe audacia e coraggio; le loro schiere ingrossaronsi, ed il potentissimo Ariberto fu costretto ad implorare il soccorso dello imperatore, dipingendogli la cosa in modo che que'della Motta comparissero sudditi ribelli. Corrado si mosse, giunse in Milano e vi fu ricevuto con pompa grandissima. Ivi dopo di essersi studiosamente ingegnato d'indagare i fatti, geloso forse della soverchia possanza dell'arcivescovo, che imperava assoluto in tutta Lombardia, volendo con un atto di giustizia acquistarsi l'affetto de'popoli, favorì la Motta contro le ingiustizie di Ariberto. Questi tentò di suscitare un tumulto onde impaurire il principe, il quale accorgendosi di non potere eseguire i propri disegni dentro Milano, andò a Pavia, dove convocò una dieta. Ivi un nobile tedesco, di nome Ugo, quere-lossi contro Ariberto, tenendosi leso ne' suoi diritti, e lo chiamò in giudizio. Quando l'imperatore gli fece comandamento di rispondere all'accusa, egli chiese una dilazione; ma al grido dell'assemblea che istigava Corrado a far pronta giustizia, Ariberto, schivando di giustificarsi, fu imprigionato insieme co' vescovi di Cremona e di Piacenza che per la medesima condotta dispotica erano stati citati anch' essi dinanzi alla dieta. A questo atto la Motta prese animo, vantaggiò di proseliti, di forze e d'opinione ; i Pavesi si dichiararono per essa, mentre in Milano l'arrivo della trista nuova produsse un commovimento universale. I capitanei si afforzarono di alleati in tutta la Lombardia, muovendo i vescovi a far causa comune per difendere i diritti loro in quelli di un collega ; cercarono, offerendo ostaggi, di far riporre Ariberto in libertà; ma Corrado tenne gli ostaggi, e lasciò l'arcivescovo in carcere. Questi scrisse ad una abbadossa di un monastero vicino perchè gli mandasse de'cibi e de' vini squisiti ed in gran copia. Con essi ubbriaco i Tedeschi e gli riesci di fuggire e riparare in Milano, dove fu da'suoi ricevuto con manifestazioni d'immensa gioia.


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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