Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      LIBRO PRIMO.
      J 05
      piede; e che vi erano altre assemblee meno numerose che tenevansi per ispedire gli affari di minor momento e forse d'interesse non pubblico. Egli è certo che i conquistatori serbarono il medesimo costume anche dopo che si furono stabiliti nelle provincie dello impero. Vuoisi che in origine quelle tali grandi ragunanze si tenessero due volte l'anno, in primavera e in estate. Il sovrano, che difatti non efa se non il maggior feudatario, ogni qual volta trovavasi nel bisogno di assicurarsi del soccorso de' suoi vassalli, li convocava, ed essi vi accorrevano a consentire o rifiutare le leggi, alle quali non erano tenuti d' ubbidire se non dopo di averle liberamente accettate. Simili casi erano più o meno spessi secondo gli eventi ; e poiché allora non cónoscevasi nè anche l'idea della scienza economica, suprema a' dì nostri sostenitrice degli stati, poiché i proventi delle terre proprie del sovrano erano appena bastevoli a provvedere al mantenimento della corte in tempo di pace, era inevitabile che in tempo di guerra egli convocasse a generale assemblea i suoi vassalli; e mentre con tale atto svegliava in essi il sentimento di fedeltà e di sudditanza, otteneva soccorsi d' armi o di pecunia, che chia-mavansi aiutij sussidii, donativi. Siffatto costume divenne poscia universale anche in Italia, allorquando ristabilito l'impero occidentale, i sovrani tenevano, generalmente in Roncaglia, i malli o placiti, o diete, costume che formò il principio essenziale del governo rappresentativo, e che infrenava l'autorità regia. La quale per le condizioni morali in cui era il genere umano, si sarebbe immancabilmente resa tirannica, come, corrotta la civiltà, divenne in tempi da'nostri non molto discosti. Principio era quello, nella prevalenza del quale, per unanime consenso de' più gravi filosofi politici, risiede og-gimai non solo la esistenza del principato, mà la durata della libertà, e la vita stessa e il pieno sviluppo dello incivilimento in Europa.
      Questi beni produceva il feudalismo, non già per fine preconcetto, vale a dire perchè se li proponesse come conseguenze necessarie di un sistema, ma per la necessità stessa delle cose, dalle quali, comunque sembrino o siano veramente male, la provvidenza suscita un seme fecondissimo di


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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