Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      STOIUA DEI COMUNI ITALIANI.
      diritti nazionali de'Goti con quelli de'popoli italiani, onde, provvedendo in tal modo ai bisogni nati dalla nuova ragione delle cose, i barbari s'incivilissero. Le scritture di quei tempi e sopra tutto le lettere di Cassiodoro — e quando l'une e le altre mancassero, basterebbe a farne testimonio l'editto di Teodorico — esprimono, forse con alquanto meditata affettazione, la riverenza del principe verso l'impero, e la sommissione delle sue genti alle leggi romane, non clie la devozione de' Romani vinti ai Goti vincitori.1 Teodorico in somma fu tra tutti i barbari dominatori colui che pił volle unificare i due popoli, o come oggi si direbbe, eseguire una fusione politica, che si facesse fondamento ad una nuova e vigorosa monarchia.
      Le sue intenzioni svanirono colla rapida caduta della sua discendenza, e le cose tornarono a pił grave disordine per la conquista de' Greci,2 la quale fu di breve durata, e a cagione della invasione de' Longobardi, si restrinse al possesso di piccola parte dello impero occidentale.
      XVIII. Fra i conquistatori dell'impero, i pił rozzi, i pił indomabili, i pił feroci sono riputati i Longobardi. Erano anche essi uno de' tanti popoli di origine germanica, cui generalmente appartengono quasi tutti i diversi invasori settentrionali. Si crede vivessero in assemblee di genti raccolte non gią in cittą fabbricate, ma riparantisi negli antri e sotto le tende sparse per il cantone della tribł; vantavansi di dormire a cielo aperto, e di sfidare tutti i rigori degli elementi; si scagliavano fra mezzo le onde, ed animosi affrontavano le tempeste. Erano idolatri, e segnatamente professavano il culto di Odino. Spinti dal bisogno di cercare un paese dove la natura apprestasse pił copiosi i modi di vivere, o forse cacciati dal patrio terreno da altre orde di barbari, oppure incoraggiati dalla fortuna delle altre tribł barbariche, col pił lieve
      1 Vedi l'editto di Teodorico, al quale rispondono le parole delle Lettere di Cassiodoro: « nec permittimus in discreto jure vivere quos uno voto volumus vendicare. n lib. Ili, ep. 15. « Gothis Roinanisque apud nos jus esse commnne. » lib. Vili, ep. o Delectamur jure romano vivere quos armiscu-pimus vindicare; » lib. Ut, ep. -53.
      2 Intorno ai danni recati all'Italia dalla conquista de'Greci sotto il co. mando di Belisario, esorto il lettore a leggere la Storia di Gibbon.


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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