Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      STORIA 1>E1 COMUjNI ITALIANI.
      non era città, non municipio, non villaggio, nel quale i magistrati non fossero veri tiranni, belve feroci che divoravano le viscere delle vedove e degli orfani, assassinavano i poveri e spargevano pianto e desolazione dovunque.1 Ad ogni ora in ogni parte dello impero arrivavano nuovi commissarii, i quali s'intendevano coi capi delle città, e perchè il popolo pagasse le gravezze, ognora crescenti, davano loro assoluta plenipotenza ed impunità d' ogni scelleraggine commessa.2 Per sottrarsi alle angherìe di questi esecrandi strumenti del dispotismo, per campare dalle, continue proscrizioni, i coloni abbandonavano le terre, i cittadini le case, dentro le quali soffrivano la tortura per le mani degli emissari.3 Gli agiati, gli onesti, gli educati alle liberali discipline si arrolavano alle torme degli schiavi che coltivavano i campi de'ricchi.4 La cittadinanza romana, già ambita ed acquistata a prezzo inestimabile, ora veniva rinunziata; i cittadini tutti abborrivano il nome romano, fuggivano presso i barbari, non ostante la diversità di religione, di costumi, d'idioma, convivevano volentieri con
      1 Qua cn ini suol modo urbes, sed etiam mnnicipia atque vici, ubi non quot curiales fuerint tot tiranni sint? — Quis locus est ubi non a principibus ciyitatuni viduarum et pupillorum viscera devorentur? — Inter base vastantur pauperes, vi duce gemunt, orphani proculcantur. t> Salvian., De Guberna-tione Dei, lib. IV. Questo Salvianoera prete e vescovo di Marsiglia, visse in riputazione di uomo santo e dottissimo, ed ebbe il soprannome di maestro de'vescovi. Testimone delle invasioni barbariche e delle devastazioni tiranniche del governo imperiale, piarsele umane calamità ne'suoi libri e fu nominato il Geremia de'suoi tempi. Pensano taluni con Montesquieu, clic il suo libro De Gubernatione Dei mirasse allo scopo medesimo cui tendevano le Storie di Orosio , e la Città di Dio di Saul' Agostino ; e per ciò tengono le sue proteste in conto di apologie della religione cristiana. Ma per quanto esagerate si vogliano supporre le sue parole, non può mettersi in dubbio che attestano un fatto che egli non poteva inventare.
      2 a Veniunt plerumque uovi nuntii, novi epistolari! a summis sublimi-tatibns missi, qui conimendantur illustribus paucis ad exitia pltirimorum: de-cernunt his nova munera ,decernuntur novae indictioncs, decernunt potcntes quod solvant pauperes, decernit gratia divitum quod perdat turba misero-rum. » Salvian. , 1. c.
      3 « Sed quid possunt aliud velie miseri, qui assiduum, imo continuum exactioois public» patiuntur excidium, quibus imininet semper gravis et indefessa proscriptio, qui domos suas deserunt, ne ipsis domibus torqueanturj exi-lia petunt ne supplicia sustineant ? » Salvian., 1. c.
      4 Nonnulli qui aut consultiores sunt, aut quos consultos necessitas fecit, cum domicilia atque agellos suis aut pervasoribus tradunt, aut fugati ab exa-ctoribus deserunt, qui tenere non possunt, fundos viarum expetunt et colonos divitum fiunt— isti qui habere amplius vel sedem, vel dignitatem suorum na-talinm non queunt, jugo se inquilini abjectionis addicunt. « Salvian. , 1. c.


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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