Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      LIBRO PRIMO. "35
      prima, diventò protetta; però muta condizione, si arnia il braccio dell'arme del potere, e perseguita il paganesimo: finora essa ha sostenuto l'assedio con miracolosa perseveranza, ora muove coraggiosa all' assalto con inesorabile ostinazione.
      Costantino coli' addentrare gli arcani della dottrina religiosa, oltre al predetto principio fondamentale, vi aveva scoperte altre attitudini non meno mirabili a puntellare l'autocrazia. Il cristianesimo prometteva agli uomini la redenzione morale; Cristo era venuto sulla terra a fondare un regno spirituale, che sollevando le anime alle più sublimi contemplazioni, le toglieva agli affetti terreni, e le teneva estatiche alle cose celesti. Alzava quindi un confine tra l'uomo fisico e l'uomo intellettuale; il regno sacerdotale non era d'impaccio al civile, sceverava le cose di Cesare da quelle di Dio, sua-deva pazienza, rassegnazione, mansuetudine; e promettendo all' uomo i beni dell' altro mondo, gli attutiva l'affetto de' beni di questo. A Costantino faceva più comodo una dottrina che insegnava di essere servi fedeli e ubbidire ad un principe anche ribaldo,1 più presto che un' altra che predicava 1' uomo, appena diventato servo, perdere la metà dell'anima:2 massima solenne che la filosofia commentava nel suo linguaggio:
      10 schiavo, perdendo l'anima intellettiva, e non rimanendogli che la vegetativa, ridursi alla condizione del bruto.
      La vita de' primi e migliori cristiani provava l'indole mi-tigatrice del cristianesimo. Chi tra essi 1' abbracciava con più vivo ardore, quasi fosse colpito da quella che chiamano pazzia malinconica, fatto divorzio dagli affetti terreni, correva ad inselvarsi nella solitudine. 11 fuggire allo eremo, quando l'impero si andava facendo più iniquo, più sconvolto, più lordo, divenne un costume. Ora se il mondo incivilito — pensava forse
      11 principe — potesse diventare una vasta Tebaide, lo augusto padrone, che sempre rimaneva in pericolo di essere ad ogni istante trucidato da coloro ai quali per fatale necessità era costretto d' affidarsi, dormirebbe i suoi sonni imperiali con beata tranquillità, ed eserciterebbe senza paura la onnipotenza sopra un popolo nutrito dall' ambrosia della contemplazione.
      1 ' Obcdite priociplbus vestris etiam discolie, »
      2 Omero.


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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