Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      ìì STORIA 1>E1 COMUjNI ITALIANI.
      d'incanto che affrenava i popoli soggetti. A tenere in freno i popoli della penisola, non che ad unificarli nel sentimento italiano, Roma, delle numerose repubbliche aveva fatte tante alleate, le trattava quasi da sue pari; ed apparendo agli occhi loro come sorella maggiore godente del diritto e de' privilegi di primogenitura, le repubbliche, o come poi chiamaronsi, i municipii italiani, erano specchi che in piccole dimensioni riflettevano l'immagino della repubblica metropoli. Come in Roma la sovranità risedeva nel popolo, e alla elezione de' magistrati concorreva la libera volontà de' cittadini, così, salvo la sovranità di tutto il corpo federativo, e salvo alcuni uffici primarj, i municipii avevano piena libertà nelle proprie elezioni, e trattavano da sè gli affari di casa loro. Più tardi, crescendo le relazioni loro con la repubblica sovrana, conseguirono il diritto di mandare i loro rappresentanti municipali alle solenni ragunanze in cui si eleggevano i supremi magistrati dello stato, o si discutevano gli affari che riguardavano la costituzione nazionale. Infine la soggezione delle città italiche non avea nulla di servile, nulla di forzato; non era sommissione detestata, ma onorevole colleganza, ma perfetta federazione politica, in modo che ogni uomo, il quale non fosse romano di nascita, potesse aspirare ad esser preside di quel venerando consesso che reggeva i destini del mondo.
      Con tale aecomunamento d'«istituzioni, di costumi, di lingua, di leggi, di religioni, i popoli italici diventarono veramente un popolo solo; ed in tal guisa creavasi la nazione, la quale si unificò nel nome romano dopo che questo nome fu come un titolo di onore che venne ambito da tutti i sudditi della repubblica, perocché rendeva l'uomo venerato ed immune fino in mezzo alle inospite genti.
      E ciò vaglia di piena ragione ai moderni sofisti stranieri che, favoriti dalla fortuna, ricusano di cooperare al ristabilimento della unità politica d'Italia, affermando, gì' Italiani non essere mai stati un popolo unito, dacché la divisione é lo stato naturale della penisola, né avere nessun diritto a pretendere all'unità nazionale. A tanto impudente sofisma, a tali parole d'insulto anderebbe risposto coli' argomento con cui il forte intelletto di Pitt persuadeva agli Inglesi 1' abolizione dello inu-


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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