Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      avrebbe una sola fìsonomia, si terrebbe alla semplice, schietta e veridica narrazione de'fatti. Ma finché il portentoso progresso della scienza non arrivi a inventare uno strumento siffatto, lo scrittore che narra e gli uomini che leggono si troveranno nelle condizioni medesime in cui erano allorquando la musa ispirava all' umano ingegno il primo storico componimento.
      Non vi è scrittore che imprenda a comporre storia e non protesti di raccontare i fatti col desiderio di presentarli nel loro aspetto genuino ; e non si avvede come egli si trovi in condizione punto dissimile da quella dello artista che intenda di ritrarre le sembianze di persona viva ; l'artista mira al vero, ma la immagine della natura passa nella sua mente per diventare idea, onde poi ridiventare immagine e riprodursi con vita novella nell' opera della sua mano creatrice.
      La storia anche essa è arte : 1' arte è un che affatto separato dalla natura ; è 1' azione dell' anima la quale con mezzi da essa inventati si prova di gareggiare colla natura. Nel modo, quindi, che chi mira l'arte vagheggia la espressione della individualità dello artista, chi legge una storia guarda i fatti secondo che sono stati riordinati e ridotti in complesso dallo scrittore. Chi dunque meglio compone questo prospetto, senza che la verità delle cose ne rimanga essenzialmente offesa, merita il nome di egregio fra gli storici ed onestissimo fra gli scrittori.
      La via sicura e più spedita di arrivarvi, è quella di esporre semplicemente e lucidamente le azioni umane in modo che il merito loro emerga come naturale deduzione. Ove lo storico si trasmuti in avvocato o accusatore, tradisce il suo carattere che è sacro e solenne; avvegnaché, conforme scriveva Robertson a Gibbon, lo storico sia da considerarsi come testimonio astretto da giura-
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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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Robertson Gibbon