Hatria = Atri di Dr. Luigi Sorricchio

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      202 LIBRO IV - HATRIA MUNICIPIO E COLONIA ROMANAil duce che li guidava alla vittoria ed al bottino. In tale stato di cose il governo repubblicano era dunque finito, ed era solo quistione di chi fra i contendenti sarebbe riuscito a porsi la corona sul capo. Scomparsi con Lepido e Sertorio gli ultimi echi delle dissenzioni di Siila e di Mario, soffocata la congiura di Catilina, tre principali contendenti rimanevano sulla scena d'Italia, che era quella del mondo, a volerne il dominio: Pompeo, il più prossimo alla corona pel largo partito; Crasso, il più ricco; Cesare, il più giovane ed il più geniale. Sui primi due spi end ea l'aureola della gloria militare, rinnovata dal primo in Asia e contro i pirati, conquistata dal secondo contro Spartaco. Nulla di molto luminoso aveva ancor fatto il terzo, giovanissimo, non ostante i successi di Spagna ; ma, per conseguire tanta fama, chiede a gran voce il comando nella G-allia ed ha per sè la popolarità, il favore della plebe. Si forma un temporaneo accomodamento, passato alla storia sotto il nome di primo triumvirato (694 d. R.) e rinnovato a Lucca dopo la vittoria di Cesare nella Gallia (698 d. R.). Spento Crasso dai Parti (700 d. R.), restavano a fronte Pompeo e Cesare. Nel 705 d. R. scoppiò fra i due la guerra civile ; il 13 gennaio Cesare passò i confini sacri della patria al Rubicone, presso Rimini, con soli cinquemila fanti e trecento cavalli ed invase il Piceno, mentre il suo legato C. Antonio per la via Cassia scendeva fino ad Arezzo a minacciare Roma. In pochi giorni, con meravigliosa rapidità che sorprese gli avversarii atterriti; si spinse innanzi per la via Flaminia. Il suo successo fu accresciuto dal favore con cui fu accolto per tutto il Piceno, per quel Piceno che pochi anni innanzi pareva un predio dei Pompei, che v' erano nati. Lo percorse senza colpo ferire, occupandolo e facendovi leve fino ad Osimo, dove solo vi fu un lieve scontro tra la sua avanguardia e le reclute di Azio Varo subito sbaragliate. Una ingrata sorpresa ebbe però Cesare proprio da un piceno e dal suo maggiore luogotenente, da Tito Labieno di Cingoli, che defezionò al principio non riuscendo però a condurre


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Hatria = Atri
di Dr. Luigi Sorricchio
Tipografia del Senato Roma
1911 pagine 324

   

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