Hatria = Atri di Dr. Luigi Sorricchio

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      CAPITOLO III. 136
      aumenta di territorii per virtù altrui, tanto più cresce di avidità e superbia ; e vuole godere da sola del frutto di tante vittorie conseguite col sangue sparso per essa da tutti indistintamente i Latino-italici. Così, ciascuno dei prodi federati si vide umiliato dopo le sanguinose e penosissime campagne iberiche colla riduzione del dono trionfale a metà di quanto veniva assegnato ad ogni milite romano.
      Ma guerra uguale d'ardore, sebben più grave perchè era in Italia, aveva Roma contro i Liguri ed i Galli; i quali, sollevatisi in armi dopo la partenza di Annibale e trascinandosi gì' Insubri ed i Cenomani, si diressero contro le due fortezze latine di Cremona e Piacenza, la quale ultima presero e saccheggiarono. Costò a Roma più perdita d'uomini questa guerra dell'Alta Italia (dalle Alpi a Pisa ed a Felsina) che non tutte le guerre di Grecia e d'Asia. I più resistenti furono i Liguri, che nella prodezza e nel modo di combattere imitavano gli affini Celtiberi dell'opposta riva del mare. Non si quietarono per allora, rendendosi invincibili tra le macchie e sui dirupi, dai quali piombavano insidiosamente sulle legioni, facendone strage. Per tenere a freno sì questi che i Boi, Roma dovette limitarsi ad istituire fortezze cittadine a Pisa, Lucca, Modena, Felsina e Parma.
      Nel 571 moriva il gran nemico Annibale, per veleno propinatosi a fine di sottrarsi al pericolo di cadere nelle mani di Roma, che non aveva pace e temeva sempre finché egli era in vita. Filippo di Macedonia era stato umiliato e sottomesso, ma lasciato sul trono coll'animo esulcerato dai patiti insulti. Alla morte di lui, nuova guerra si accese tra Perseo, suo successore, e Roma. Molti pretesti si leggono di questa ripresa di ostilità, ma la ragione era unica e chiara: l'aspirazione di Perseo a liberare sè e la Macedonia dalla soggezione romana. Si combattè a Larissa, dove Perseo, che aveva in mano la vittoria, s'arrestò nella vana speranza di avere migliori patti da Roma. Ma questa non perdonava ai nemici, se non quando li aveva ridotti a non potersi più rialzare.


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Hatria = Atri
di Dr. Luigi Sorricchio
Tipografia del Senato Roma
1911 pagine 324

   

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