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Per la biografia di Giovanni Boccaccio

Francesco Torraca
Società Editrice Dante Alighieri, 1912, pagine 432

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   di vedere, e talvolta in essi videro la vostra sembianza; e dolorosi hanno il cuore costretto a dir seco quello verso di Geremia : « O come siede sola la città, la quale in addietro era piena di .popolo, e donna delle genti! » Certo io non dirò ogni cosa parimente attristargli, ma io affermo solo una essere quella parte che alquanto la loro tristizia mitiga, riguardando quelle contrade, quelle montagne, quella parte del cielo, fra le quali e sotto la quale porto ferma opinione che voi siate; quindi ogni aura, ogni soave vento che di colà viene, così nel viso ricevo, quasi il vostro senza niuno fallo abbia tocco : nè è perciò troppo lungo questo mitigamento, ma quale sopra le cose unte veggiamo talvolta le fiamme discorrere, tal sopra l'afflitto cuore questa soavità discorre, fuggendo subita per lo sopravvegnente pensiero che mi mostra non potervi vedere, essendo di ciò senza misura acceso il mio disio.
   Che dirò de' sospiri, i quali nel passato piacevole amore e dolce speranza mi soleano infiammati trarre dal petto? Certo io non ho altro che dirne, se non che moltiplicati in molti doppi di grandissima angoscia, mille volte ciascuna ora da quello per la mia bocca fuori sono sforzatamente sospinti. E similmente le mie voci, le quali già alcuna volta mosse non so da che occulta letizia, procedente dal vostro sereno aspetto, in amorosi canti, e in ragionamenti pieni di focoso amore; s'udirono sempre poi chiamare il vostro nome di grazia pieno, e amore per mercede, e la morte per fine de' miei dolori, e i grandissimi rammarichìi possono essere stati uditi da chi m'è stato presso.
   In cotal vita adunque vivo da voi lontano, e sempre più comprendo quanto fosse il bene, e '1 piacere e il diletto che da' vostri occhi, per addietro male da me conosciuto, procedeva: e come che tempo assai mi prestassino e le lagrime e' sospiri a potere del vostro valore ragionare e ancora al presente della vostra leggiadria, de' costumi gentili, e della donnesca altezza, e della sembianza vaga più ch'altra, la quale io sempre con gli occhi della mente riguardo tutta; e mentre perciò di tale ragionamento o pensiero non dico che alcuno piacere l'anima non senta, ma questo piacere viene mischiato con un disio ferventissimo, il quale tutti gli altri disii accende in tanta fiamma di vedervi, che appena in me regger gli posso, che non mi tirino, posta giù ogni debita onestà e ragionevole consiglio, colà dove voi