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rienza, me misero, me lo dimostra al presente. 0 speranza dolcissima dell'afflitta mente, ed unico conforto del trafitto core, io non mi vergognerò d'aprirvi con qual foTza nel tenebroso intelletto m'entrasse la verità, contra la quale io puerilmente errando avea l'armi prese. Ed a cui il potre'io dire, che alcuno alleggiamento potesse porre alla penitenza datami, non so s'io mi dica da amore o dalla fortuna, per la falsa opinione avuta, se non a voi?
Affermo adunque, bellissima donna, esser vero che, po scia che voi nella più graziosa stagione dell'anno, dalla dilettevole città di Napoli dipartendovi, e in Sannio andandone, agli occhi miei, più del vostro angelico viso vaghi che d'altra cosa, mi toglieste subitamente quello che io per la vostra presenza doveva conoscere, non conoscendolo, per lo suo contrario prestamente mi fece conoscere, cioè r>er la privazione di quella; la quale tanto fuori d'ogni dovuto termine m'ha l'anima contristata, che assai apertamente posso comprendere quanta fosse la letizia, allora poco da me conosciuta, che mi veniva dalla vostra graziosa e bella vista. Ma perchè alquanto appaia più questa verità manifesta, non mi fìa grave, nè il voglio intralasciare, come che altrove più die qui si distenda, ciò che avvenuto mi sia. a dichiarazione di tanto errore, dopo la vostra partenza.
Dico, adunque, se Dio tosto coll'aspetto del vostro bel viso gli occhi miei riponga nella perduta pace, che poiché io seppi che voi di qui partita eravate, e in parte andatane, dove niuna onesta cagione a vedervi mi doveva mai potere' menare, che essi, per li quali la luce soavissima del vostro-amore mi menò nella mente, oltre alla fede che porger possono le mie parole, hanno assai volte di tante e di sì amare lacrime bagnata la faccia mia, ed il dolente seno riempiuto, che non solamente è stata mirabile cosa onde tanta umidità sia ad essi venuta, m.a ancora non che in voi, la quale credo che come gentile siete così siate pietosa, in niuno' che mio nimico fosse, e di ferro avesse il petto, a forza avreb-bono messa pietade. Nè solamente questo è avvenuto quante volte ricordato mi sono d'avere la vostra piacevole presenza perduta gli ha fatti tristi, ma qualunque cosa è loro davanti apparita, di loro maggiore miseria è stata cagione. Oimè, quante volte, per minore doglia sentire, si sono spontaneamente ritorti da gurrdare i templi, le logge, le piazze, e gli altri luoghi, ne' quali già vaghi e desiderosi cercavano