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che tu abbi in odio ogni cosa, che in lei in così fatto atto dilettevole la stimassi ; la salute dell'anima sua voglio che tu ami e desideri ; e dove, per piacere agli occhi tuoi, andavi disiderosa-mente dove veder la credevi, che tu similmente abbi questo in odio, e fugghitene: voglio che dell'offesa fattati da lei tu prenda vendetta, la quale ad una ora a te e a lei sarà salutifera.
Se io ho il vero già molte volte inteso, ciascuno che in quello s'è dilettato di studiare, o si diletta, che tu fai ottimamente, eziandio mentendo, sa cui li piace tanto famoso e sì glorioso render negli orecchi degli uomini, che chiunque di quel cotale niuna cosa ascolta, lui. e per virtù e per meriti sopra i cieli estimano tener la pianta de' piedi. E così in contrario, quantunque virtuoso, quantunque valoroso, quantunque di bene sia uno, che nella vostra ira caggia, con parole, che degne paiono di fede, nel profondo di ninferno il tuffate e nascondete. E perciò questa ingannatrice, come a glorificarla eri disposto, così ad avvilirla, e a parvificarla ti disponi: il che agevolmente ti verrà fatto, perciocché, dirai il vero; e. in quanto puoi, fa che a lei nel tuo parlare lei medesima mostri, e similmente la mostri ad altrui. Perciocché, dove l'averla glorificata tu avresti mentito per la gola, e fatto contro a quello che si •dee, e tesi lacciuoli alle menti di molti, che, come tu fosti, sono creduli, e lei avresti in tanta superbia levata, che le piante dei piedi non le si sarebbon potute toccare; così, questo facendo, dirai il vero, e sgannerai altrui, e lei raumilierai, che forse ancora di salute le potrebbe esser cagione. Fa' dunque, incomincia come più tosto puoi, e fa' sì, che si paia: e questa satisfazione, quanto a questo peccato, tanto ti sia assai. Al quale io allora risposi: Per certo che, se. tanto mi vorrà bene Iddio, che da questo laberinto mi vegga fuori, seeondochè ragioni, di satisfare m'ingegnerò; e niuno conforto più. niun sospignimento mi bisognerà a far chiaro l'animo mio di tanta offesa. E mentre nelle parole artificialmente dette sarà alcuna forza o virtù, a niuno mio successore lascerò a far, delle ingiurie ricevute da me, vendetta, solo che tanto tempo mi sia prestato, ch'io possa o concordar le rime, o distender le prose. La vendetta daddovero, la quale in più degli uomini giudiche-rebbon che fosse da far con ferri, questa lascerò io a fare al mio signore Dio, il quale mai ninna mal fatta cosa lasciò impunita. E nel vero, se tempo da troppo affrettata morte non m'è tolto, io la farò con tanto cruccio di lei. e con tanto vi-