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Per la biografia di Giovanni Boccaccio

Francesco Torraca
Società Editrice Dante Alighieri, 1912, pagine 432

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   — 3 io —
   niuna cosa fa l'uom gentile, e l'altro villano, se non che avendo ciascuno parimente il libero arbitrio a quello operar che più gli piacesse, colui che la virtù seguitò, fu detto gentile; e gli altri per contrario, seguendo i vizii, furono non gentili reputati: dunque da virtù venne prima gentilezza nel mondo. Vieni ora tu tra i suoi moderni, e ancora tra i suoi passati cercando^ e vedrai quante di quelle cose, e in quanti tu ne troverai, che facciano gli uomini gentili.
   La divina bontà è sì fatta e tale, che ogni gravissimo peccato, quantunque da perfida iniquità di cuore proceda, solo che buona e vera contrizione abbia il peccatore, tutto il toglie via. e leva della mente del commettitore, e perdona liberalmente. Tu hai naturalmente peccato, e per ignoranza, che nel divino aspetto ha molto meno d'offesa, che ehi maliziosamente pecca; e ricordar ti dei quanti e quali, e come enormi mali per malizia operati, egli abbia con l'onde del fonte della sua vera pietà lavati; e oltre a ciò beatificati coloro che già, come nimici e rubelli del suo imperio, peccarono: perciocché buona contrizione e ottima satisfazione fu in loro. E io, s'io non m'inganno, anzi se le tue lagrime non m'ingaunano, te sì compunto veggio, che già perdono della offesa hai meritata ; e certissimo sono che desideroso se' di satisfare in quello, che per te si potrà, dell'offesa commessa: alla qual cosa io ti conforto quanto più posso, acciocché in quel baratro non cadessi, donde niuno può poi rilevarsi. Al quale io allora dissi : Dio, che solo i cuori degli uomini vede e conosce, sa se io dolente sono e pentuto del mal commesso.- e se io così col cuore piango, come con gli occhi: ma che per contrizione e per satisfazione tu in isperanza di salute mi metti, avendo io già l'una, carissimo mi sarebbe d'essere da te ammaestrato di ciò. che a me s'appartenesse di fornir l'altra. Al quale esso rispose: A voler de' falli commessi satisfare interamente, si conviene, a quello che fatto hai. operare il contrario; ma questo si vuole intendere sanamente. Ciò che tu hai amato, ti conviene avere in odio; e ciò che tu per l'altrui amore t'eri a volere far disposto, a fare il contrario, sì che tu odio acquisti, ti conviene disporre; •e odi come, acciocché tu stesso, male intendendo le parole da me ben dette, non t'ingannassi. Tu hai amata costei, perchè bella ti pareva, perchè dilettevole nelle cose libidinose l'aspettavi. Voglio che tu abbi in odio la sua bellezza, in quanto di peccare ti fu cagione, o essere ti potesse nel futuro; voglio