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Per la biografia di Giovanni Boccaccio

Francesco Torraca
Società Editrice Dante Alighieri, 1912, pagine 432

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   - 356 —
   ora così essere il vero apertamente conosco, mai alcuna manuale arte non imparasti, e sempre l'essere mercatante avesti in odio: di che più volte ti se'con altrui e teco medesimo gloriato, avendo riguardo al tuo ingegno, poco atto a quelle cose, nelle quali assai invecchiano d'anni, e di senno ciascun giorno diventano più giovani. Della qual cosa il primo argomento è che a loro par più che a tutti gli altri sapere, come alquanto sono loro bene disposti i guadagni, secondo gli avvisi fatti, o pure per avventura, come suole le più volte avvenire: laddove essi del tutto ignoranti, niuna cosa più oltre sanno, che quanti passi ha dal fondaco, o dalla bottega alla lor casa; e par loro ogni uomo, che di ciò gli volesse sgannare. aver vinto e confuso, quando dicono: di' che mi venga ad ingannare, o dicono: all'uscio mi si pare, quasi in niun'al-tra cosa stia il sapere, se non o in ingannare, o in guadagnare. Gli studi adunque alla sacra filosofia pertinenti, infino dalla tua puerizia, più assai che il tuo padre non avrebbe voluto, ti piacquero, e massimamente in quella parte, che a poesia appartiene, nella quale per avventura tu hai con più fervore d'animo, che con altezza d'ingegno, seguito. Questa non menoma tra l'altre scienze ti doveva parimente mostrare che è amore, e che cosa le femmine sono, e chi tu medesimo sii, e che a te s'appartiene. Vedere adunque dovevi, amore essere una passione accecatrice dell'animo, disviatrice dello ingegno, ingrossatrice, anzi privatrice della memoria, dissipatrice delle terrene facultà, guastatrice delle forze del corpo, nemica della giovanezza e della vecchiezza; morte, genitrice dei vizi, e abitatrice de' vacui petti; cosa senza ragione, e senza ordine e senza stabilità alcuna; vizio delle menti non sane e sommergitrice della umana libertà. 0 quante e quali cose sono queste da dovere non che i savi, ma gli stolti spaventare! Vien teco medesimo rivolgendo l'antiche storie, e le cose moderne, e guarda di quanti mali, di quanti incendi, di quante morti, di quanti disfacimenti, di quante mine ed esterminazioni questa dannevole passione è stata cagione. E una gente di voi miseri mortali, tra i quali tu medesimo, avendo il conoscimento gittato via, il chiamate Iddio, e quasi come sommo aiutatore ne' bisogni, li fate sacrificio delle vostre nienti, e divotissime orazioni li porgete: la qual cosa quante volte tu hai già fatto, o farai, tante ti ricordo, se da te, uscito forse del diritto sentimento, noi vedi, che tu a Dio, e a' tuoi studi.