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poco, nè molto cura, a che sono utili queste lagrime, questi sospiri, questi dolori così cocenti ? Tanto t'è per lei prendergli, quanto se per una delle tue travi della camera li prendessi. Perchè dnnque t'affliggi? perchè la morte desideri? la quale ella medesima, tua nimica, secondochè tu estimi, non cercò di darti ? Non mostra che tu abbi ancora sentito quanto di dolcezza nella vita sia, quando così leggiermente di torti di quella appetisci: nè ben considerato quanto più d'amaritudine sia negli eterni guai, che in quegli del tuo folle amore, li quali tanti e tali ti vengono, quanti e quali tu stesso te li procacci: ed etti possibile, volendo essere uomo, di cacciargli, il che degli eterni non avverrebbe. Leva adunque via, anzi discaccia dei tutto questo tuo appetito, nè volere ad un'ora te privare di quello, che non acquistasti, ed eterno supplicio guadagnare, e a chi ti vuol male sommamente piacere: siati cara la vita, e quella, quanto puoi il più, t'ingegna di prolungare. Chi sa se tu ancora, vivendo, potrai veder cosa di costei, di cui tu tanto gravato ti tieni, che sommamente ti farà lieto? Niuno: ma certissimo può essere a tutti, che ogni speranza di vendetta, od altra letizia di cosa, che qua rimanga, fugge nel morire a ciascuno. Vivi adunque; e come costei contro a te, malvagiamente operando, s'ingegna di darti dolente vita, e cagione di disiderar la morte, così tu, vìvendo, trista la fa' della tua vita.
Maravigliosa cosa è quella della divina consolazione nelle menti de' mortali: questo pensiero, siccom'io arbitro, dal piissimo padre de' lumi mandato, quasi dagli occhi della mente ogni oscurità levatami, in tanto la vista di quelli aguzzati rendè chiara, che a me stesso manifestamente scoprendosi il mio errore, non solamente riguardandolo, me ne vergognai, ma da compunzione debita mosso, ne lagrimai, e me medesimo biasimai forte, e da meno, ch'io non arbitrava, mi reputai. Ma rasciutte dal viso le misere e pietose lagrime, e confortatomi a dover la solitaria dimoranza lasciare, la quale per certo offende molto ciascuno, il quale della mente è men che sano; della mia camera, con faccia assai, secondo la malvagia dispo-sizion trapassata, serena, uscii, e cercando, trovai compagnia assai utile alle mie passioni: con la quale ritrovandomi, e in dilettevole parte ricolti, secondo la nostra antica usanza, primieramente cominciammo a ragionare con ordine assai discreto delle volubili operazioni della fortuna, della sciocchezza di coloro, i quali quella con tutto il desiderio abbracciano,