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Per la biografia di Giovanni Boccaccio

Francesco Torraca
Società Editrice Dante Alighieri, 1912, pagine 432

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   nè la virtù della naturale affezione nè sente nè conosce, così mi ripiglia, et io poco me ne curo. E quegli che contro alla mia età parlando vanno, mostra mal che conoscano che, perchè il porro abbia il capo bianco, che la coda sia verde. A' quali, lasciando stare il motteggiare dall'un de' lati, rispondo, che
   10 mai a me vergogna non reputerò, infino nello estremo della mia vita, di dover compiacere a quelle cose, alle quali Guido Cavalcanti e Dante Alighieri già vecchi, e messer Cino da Pistoia vecchissimo, onor si tennono, e fu lor caro il piacer loro. E se non fosse che uscir sarebbe del modo usato del ragionare, io producerei le istorie in mezzo, e quelle tutte piene mosterrei d'antichi uomini e valorosi, ne' loro più maturi anni sommamente avere studiato di compiacere alle donne:
   11 che se essi non sanno, vadino, e sì l'apparino. Che io con le Muse in Parnaso mi debbia stare, atfermo che è buon consiglio, ma tuttavia nè noi possiam dimorare con le Muse, nè esse con esso noi, se quando avviene che l'uomo da lor si parte, dilettarsi di veder cosa, che le somigli, non è cosa da biasimare. Le Muse son donne, e benché le donne quello che le Muse vagliono non vagliano, pure esse hanno nel primo aspetto simiglianza di quelle: sì che, quando per altro non mi piacessero, per quello mi dovrebber piacere. Senza che le donne già mi fur cagione di comporre mille versi, dove le Muse mai non mi furono di farne alcun cagione. Aiutaronmi elle hene, e mostraronmi comporre que' mille; e forse a queste cose scrivere, quantunque sieno umilissime, si sono elle venute parecchi volte a starsi meco, in servigio forse et in onore della simiglianza che le donne hanno ad esse: per che, queste cose tessendo, nè dal monte Parnaso, nè dalle Muse non mi allontano, quanto molti per avventura s'avvisano. Ma che direni noi a coloro, che della mia fame hanno cotanta compassione, che mi consigliano che io procuri del pane? Certo io non so: se non che, volendo meco pensare qual sarebbe la loro risposta, se io per bisogno loro ne dimandassi, m'avviso che direbbono: Va, cercane tra le favole. E già più ne trovarono tra le lor favole i poeti, che molti ricchi tra' lor tesori. Et assai già, dietro alle lor favole andando, fecero la loro età fiorire, dove in contrario molti, nel cercar d'aver più pane che bisogno non era loro, perirono acerbi. Che più? càccinmi via questi cotali qualora io ne domando loro, non che la Dio mercè ancora non mi bisogna: e, quando pur sopravenisse il bisogno, io so, se-