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Per la biografia di Giovanni Boccaccio

Francesco Torraca
Società Editrice Dante Alighieri, 1912, pagine 432

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   di venusta forma, non simile al rustico animo, apparve; ma non so dove. La quale non altrimenti, vedendolo, sentì di Cupido le fiamme, che facesse Bidone, veduto lo strano Enea; e come colei di Sicheo, così questa del primo marito la memoria in Lete tuffata, cominciò a seguire i nuovi amori, sperando le perdute letizie reintegrare col nuovo amante; le quali più tosto, avvegna che poche rimase, con dolorosa morte, per le operazioni di lui, s'apparecchiavano di terminare. Esso, non meno piacendo ella a lui, che egli a lei piacesse, ardente di più focoso disio, più sollecita di producere ad effetto l'ultime fiamme, le quali non si doveano spegnere, se coperto inganno non ci avesse le sue forze operate. La giovane, del suo onore tenera, resiste con più forza a' suoi voleri; e dubbiosa delli stretti fratelli, sta ferma alle battaglie de' focosi disii: per la qual cosa a ciò perducere non si può ciò, che cerca colui. Ma le varie sollicitudini e continove tirano a compimento uno de' pensati modi del giovane, il quale in parte segreta trovatosi con lei, l'uno e l'altro tementi, con voce sommessa a' loro congiugnimenti invocarono Giunone ; ed a lei chiamata porsero priegbi, che con le sue indissolubili leggi fermasse gli occulti fatti, e i patti, da non rompersi mai, fermasse nella sua mente, infino che lecito tempo, con degna solennità, concedesse che quei s'aprissono ; ultimamente giurando per la sua deità l'uno all'altro, che allora, fuori che per sopravve-gnente morte, l'uno sarebbe d'altrui che dell'altro, e l'altro d'altrui che dell'uno, che Senna, in su rivolgendo le sue onde, fuggisse dal mare. Giunone fu presente, e diede segni d'avere inteso le loro preghiere; e dimorando quivi, diede effetto agli amorosi congiugnimenti, de' quali io a migliore padre serbato, se' 1 troppo affrettato colpo di Atropos non fosse, nacqui, e da loro Ibrida fui nomato, e così ancora mi chiamo (1). ila il
   (') 11 racconto d'Ibrida presenta somiglianze curiose e non trascurabili — ma non osservate, credo, sinora — con I' avventura del senese Guceio di Mino, padre di quel bambino, che si disse fosse stato sostituito al figlio di Luigi le Hutin e di Costanza di Angiò. Guoclo era mercante, « e prestava a un castello, che si chiamma Nefolle del vecchio. Era di tempo quasi di 18 anni o vinti. Stando ad questo castello, usava con due giovani di suo tempo fratelli carnagli e figlioli di un cavaliere.... Andavano spesso insieme a cacciare ed uccellare, e
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