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tinovo. Egli d'una ninfa di Corito garrula, quale le figlie di Pierio questi luoghi colenti, sopra le pulite onde a noi vicine m'ingenerò, ed alle naiade de' vicini luoghi mi diede a nutricare; e non molto spazio dopo il mio nascimento passò, che elli al cielo, quello che qui n'avea, rendeo interamente. Ma io, non seguendo i canestri, nè le lane della santa Dea, alla quale il mio avolo era stato suggetto, nè gli ozii del mio padre, nè le loquaci maniere della mia madre, a portare i vendichevoli archi di Latona, e a seguire lei, ne' miei puerili anni mi diedi. E già conosciute avea l'operate vendette da lei contro la superbia di Niobe, quando essa ne' cori della figliuola mi mescolò a servirla; alla quale io piacqui tanto, che più ch'altra vergine lei seguente m'amò, e con sollecito studio mi fece dotta delle sue arti. Ma essendo io non molto men grande che io sia, e già da marito parevole, la mia madre un giorno con eotali parole mi prese : Emilia, cara figliuola, ed unica agli anni miei, lascia i presi studii: e Giunone, a cui la tua forma non richiesta matrimonio richiede, di servire ti disponi. Tu dèi a me nepoti, siccome io doveva alla mia madre, li quali credo che, concedenteliti Lucina, ti loderai d'aver seguito il mio consiglio; del quale cessandoti, di necessità di me perderesti l'amore. Le cui volontà conoscendo io, prima alla mia Dea cercato perdono, e conosciutala di ciò consentiente nel movimento benigno della sua immagine, a mia madre risposi me presta a' matrimoni essere, ma non a lasciare Diana per altra Dea, dove da lei rifiutata non fossi. Consentì a questo la lieta madre, e trovato un giovane secondo il suo cuore, il cui nome grazioso mi piacque, a lui per isposa mi diede. Alla casa di cui essendo io menata, e gittati copiosamente sopra il mio capo i doni di Cerere, e fattemi tórre tre frondi della ghirlanda d'Imeneo, testimonio della mia virginità, e festevole dimorante alle mie nozze ; ed entrata con le accese tede nella camera del novello sposo, le quali credetti che più lieta mano portasse, che non portò, e la gran pompa de' festanti giovani e le varie maniere delii strumenti ausonici esultarono, lieta tra l'altre giovani, contenta mi poteva dire, se Giunone, dei nostri matrimonii congiugnitrice, non avesse la mano ritratta con isconci accidenti delle nostre fortune; la quale non dubito che benivola a noi stata sarebbe, se a' suoi doni avessi voluta la mia bellezza prestare, lasciando Diana. La cui beni-volenza a me mostrata ne' giovani anni, mai non misi in oblio;