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Per la biografia di Giovanni Boccaccio

Francesco Torraca
Società Editrice Dante Alighieri, 1912, pagine 432

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   cevoli giuochi, siccome io soleva, ancora, misera, sono chiamata: il che senza grandissima noia di me non avviene, perciocché, queste cose mirando, mi torna a mente d'avere già, intra li nostri più antichi e per età reverendi cavalieri, veduto sedere il mio Paniìlo a riguardare, la cui sufficienza alla sua età gio-vanetta impetrava sì fatto luogo. Ed alcuna volta fu che, stante egli, non altrimenti che Daniello tra gli antichi sacerdoti ad esaminare la causa di Susanna, tra gli predetti cavalieri togati, dei quali per autorità alcuno Scevola somigliava, ed alcuno altro per la sua gravezza si sarìa detto il censorino Catone, o l'Uticense, ed alcuni sì nel viso apparivano favorevoli, che appena altramente si crede che fusse il Magno Pompeo, ed altri, più robusti, fìngevano Scipione Affricano, o Cincinnato, rimirando essi parimente il correr di tutti, e quasi de' loro più giovani anni rimemorandosi, tutti fremendo, or questo ed or quell'altro commendavano, affermando Panfilo i detti loro; dal quale io alcuna volta, ragionando esso con essi, quanti ne correvano udii agli antichi così giovani, come valorosi vecchi assomigliare. Oh quanto m'era ciò caro ad udire, sì per colui che '1 diceva, sì per que' che ciò ascoltavano intenti, e sì per i miei cittadini, de' quali m'era detto certo tanto, che ancor m'é caro il rammentarlo! Egli soleva de' nostri principi giovanetti, i quali nei loro aspetti ottimamente reali animi dimostravano, alcun dire essere ad Arcadio Parthenopeo somigliante, del quale non si crede che altro più ornato all'eccidio di Tebe venisse, allora che esso vi fu dalla madre mandato, essendo ancora fanciullo; l'altro appresso il piacevole Ascanio parer confessava, del quale, Virgilio tanti versi, ottima testifìcanza di giovanetto, descrisse; il terzo comparando a Deifobo; il quarto per bellezza a Ganimede. Quindi alla più matura turba, che loro seguiva, vegnendo, non meno piacevoli somiglianze donava. Quivi vegnente alcun colorito nel viso con rossa barba, e con bionda chioma sopra gli omeri candidi ricadente, e non altrimenti che Ercole far solesse, ristretta da verde fronda in ghirlandetta protratta assai sottile, vestito di drappi sottilissimi serici, non occupanti più spazio che la grossezza del corpo, ornati di vari lavori fatti da maestra mano, con un mantello sopra la destra spalla con fibula d'oro ristretto, e con lo scudo coperto il manco lato, portando nella destra mano un'asta lieve quale all'apparecchiato giuoco conviensi, ne' suoi modi simile il diceva al grande Ettore. Appresso al quale traendosi