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a cura di Federico Adamoli Aderisci al progetto!
La nostra città, oltre a tutte l'altre italiche, di lietissime feste abbondevole, non solamente rallegra i suoi cittadini o con le nozze o con li bagni o con li marini liii, ma, copiosa di molti giuochi, sovente or con uno, or con un altro letifica la sua gente: ma tra l'altre cose, nelle quali essa appare splendidissima, è nel sovente armeggiare. Suole adunque esser questa a noi consuetudine antica, poiché i guazzosi tempi del verno sono trapassati, e la primavera co' fiori e con le nuove erbette ha al mondo rendute le sue smarrite bellezze, essendo con questi i giovaneschi animi, e per la qualità del tempo accesi, e più che l'usato pronti a dimostrare i loro disii, di convocare ne' dì piii solenni, alle logge dei cavalieri, le nobili donne, le quali, ornate delle loro gioie più care, quivi s'adunano. Non credo che più nobile o più ricca cosa fosse a riguardar le nuore di Priamo con l'altre frigie donne, qualora più ornate davanti al suocero loro a festeggiar s'adunavano, che sieno in più luoghi della nostra città le nostre cittadine a vedere; le quali, poiché a' teatri (') in grandissima quantità ra-gunate si veggono, ciascuna, quanto il suo poter si stende, dimostrandosi bella, non dubito che qualunque forestiere intendente sopravvenisse, considerate le contenenzie altiere,i costumi notabili, gli ornamenti piuttosto reali che convenevoli ad altre donne, non giudicasse noi non moderne donne, ma di quell'antiche magnifiche essere al mondo tornate, quella per alterezza, dicendo, Semiramis somiglierebbe ; quell'altra, agli ornamenti guardando, Cleopatra si crederebbe; l'altra, considerata la sua vaghezza, sarebbe creduta Elen ![]() |