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Per la biografia di Giovanni Boccaccio

Francesco Torraca
Società Editrice Dante Alighieri, 1912, pagine 432

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   che io creda, come in luogo principalissimo de' suoi regni, aiutato da tante cose, con poca fatica usa le sue forze. In così fatto luogo, pietosissime donne, mi voleva il mio marito menare a guarir dell'amorosa febbre ; nel quale poiché pervenimmo, non usò Amor verso me altro modo che verso l'altre facesse, anzi l'anima che, presa, più pigliar non ti poteva, alquanto e certo assai poco rattepidata, e per il lungo dimorare lontano a me che Panfilo fatto aveva, e per molte lagrime e dolori sostenuti, riaccese in sì gran fiamma, che mai tal non me la pareva avere avuta. E ciò non solamente dalle predette •cagioni procedeva, ma il ricordarmi quivi molte volte essere stata accompagnata da Panfilo, amore e dolore, senza esso veggendomi, senza dubbio alcuno mi cresceva. Io non vedeva nè monte nè valle alcuna, che io già da molti e da lui accompagnata, quando le reti portando, i cani menando, ponendo insidie alle selvatiche bestie, e quando pigliandone, non riconoscessi testimonia e delle mie e delle sue allegrezze essere stata. Niuno lito, nè scoglio, nè isoletta ancora vi vedeva, che
   10 non dicessi : Qui fui io con Panfilo, e così qui mi disse, e così qui facemmo.
   Similmente niun'altra cosa riveder vi poteva, che in prima non mi fosse cagione di ricordarmi con più efficacia di lui, e poi di più fervente disio di rivederlo o qui od in altra parte, o ritornare in ieri. Come al caro marito aggradiva, così quivi vari diletti a prender si cominciavano. Noi alcuna volta, levati prima che il giorno apparisse, saliti sopra i portanti cavalli, quando con cani, qnando con uccelli, e quando con amenduo, ne' vicini paesi, di ciascuna caccia copiosi, ora per l'ombrose selve ed ora per gli aperti campi, solleciti n'andavamo, e quivi varie cacce veggendo, ancor che esse molto rallegrassero ciascuno altro, in me sola alquanto menovavano
   11 dolore. E come alcun bel volo o notabile corso vedeva, così mi correva alla bocca : 0 Panfilo, ora ci fossi tu qui a vedere, come già fosti. Oimè ! che infino a quel punto alquanto avendo con men noia sostenuto ed il riguardare e l'operaie, per tal ricordarmi quasi vinta nel nascoso dolore, ogni cosa lasciava stare. Oh, quante volte mi ricorda che in tale accidente già l'arco mi cadde e le saette di mano ! Nell'usar del quale, nè in distender reti, nè lasciar cani, niuna che Diana seguisse fu più di me ammaestrata giammai. E non una volta, ma molte, nel più spesso uccellare, qualunque uccello si fu a ciò conve-