- 318 —
starò in continuo dubbio della tua vita, la quale io priego Dio che sopra i miei dì la distenda quanto tu vuoi. Deh; perchè con soperchio parlar mi voglio distendere dicendole ad una ad una? Brievemente non ha il mare tante arene, nè il cielo tante stelle, quante cose dubbiose e di pericolo piene possono tutto dì addivenire a viventi, le quali tutte partendoti tu, senza dubbio spaventandomi mi offenderanno. Oimè ! trista la mia vita! io mi vergogno di dirti quello che nella mente mi viene: ma, perciocché quasi possibile per le cose udite mi pare, costretta pur tei dirò. Or se tu ne' tuoi paesi, ne' quali ho udito più volte esser quantità infinita di belle donne, con vaghi atti atte a bene amare e ad essere amate, una ne vedessi che ti piacesse, e me per quella dimenticassi, qual vita sarebbe la mia? Deh! se così m'ami come dimostri, pensa come faresti tu se io per altrui ti cambiassi : la qual cosa non sarà mai, anzi con le mie mani, prima che ciò avvenisse, m'ucciderei. Ma lasciamo star questo, e di quello che noi non desideriamo che avvenga, non tentiamo con tristo annunzio gl'Iddìi. Se a te pur fermo giace nell'animo il partire, conciossiacosaché niun'altra cosa mi piaccia, se non piacerti. a ciò volere di necessità mi convien disporre. Tuttavia, s'esser può, io ti priego che in questo tu sèguiti il mio volere, cioè dare alla tua andata alcun indugio, nel quale io immaginando il tuo partire, con continuo pensiero possa apparare a sofferire d'esser senza te. E certo questo non ti deve esser-grave: il tempo medesimo, il quale ora la stagione mena malvagia, m'è favorevole. Non vedi tu il cielo, pieno d'oscurità, continuo minacciare gravissima pestilenza alla terra con acque, con nevi, con venti e con ispaventevoli tuoni? E come tu dèi sapere, ora per le continue piove ogni picciolo rivo è divenuto un grande e possente fiume. Chi è colui che sì poco sé medesimo ami, che in cosi fatto tempo si metta a camminare? Dunque in questo fa il mio piacere, il quale se far non vuoi, fa il tuo dovere. Lascia i dubbiosi tempi passare, ed aspetta il nuovo, nel quale e tu meglio e con meno pericolo andrai; ed io, già co' tristi pensieri costumata, più pazientemente aspetterò la tua tornata. — A queste parole egli non indugiò la risposta, ma disse: Carissima giovane, l'angosciose pene e le varie sollecitudini nelle quali io, contro al mio piacer, ti lascio, e quelle che meco senza dubbio ne porto, mitighi la lieta speranza della futura tornata; nè di quel che così qui, come al-