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Per la biografia di Giovanni Boccaccio

Francesco Torraca
Società Editrice Dante Alighieri, 1912, pagine 432

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   giovane, a che li nuovi pensieri mi dierono aperta via, e cautamente il seppi, di che non poco contenta rimasi. Similemente li ornamenti, de' quali io. prima, siccome poco bisognosa di quelli, niente curava, mi- cominciarono a essere cari, pensando più ornata piacere; e quindi li vestimenti, l'oro, e le perle, e l'altre preziose cose, più che prima, pregiai. Io infino a quella ora alli templi, alle feste, alli marini liti, ed alli giardini andata, senza altra vaghezza che con le giovani ritrovarmi, cominciai con nuovo disio li detti luoghi a cercare, pensando che e vedere e veduta potrei essere con diletto. Ma veramente mi fuggì la fidanza, la quale io nella mia bellezza soleva avere, e mai fuori di sè la mia camera non m'avea, senza prima pigliare del mio specchio il fidato consiglio, e le mie mani, non so da che maestra novamente ammaestrate, ciascuno giorno più leggiadra ornatura trovando, aggiunta l'artificiale alla naturale bellezza, tra le altre, splendidissima mi rendeano. Gli onori similmente a me fatti per propria cortesia dalle donne, ancora che forse alla mia nobilita s'affacessero, quasi debiti cominciai a volerli, pensando che, al mio amante parendo magnifica, più giustamente mi gradirebbe; l'avarizia, nelle femmine innata, da me fuggendosi, cotale mi lasciò, che così le mie cose come non mie m'erano care, e liberale diventai: l'audacia crebbe, ed alquanto mancò la femminile tiepidezza, me follemente alcuna cosa più cara reputando che prima; ed oltre a tutto questo, li occhi miei, infino a quello dì stati semplici nel guardare, mutarono modo, e mirabilmente artificiosi divennero al loro officio. Oltre a queste, ancora molte altre mutazioni in me apparirono, le quali tutte non curo di raccontare, sì perchè troppo sarebbe lungo, e sì perchè credo che voi, siccome me innamorate, cognosciate quante e quali sien quelle che a ciascuna avvengono, posta in cotale caso.
   Era il giovane avvedutissimo, siccome più volte esperienza rendè testimonio. Egli rade volte ed onestissimamente venendo colà dove io era, quasi quel medesimo avesse proposto, che io, cioè di celare in tutto l'amorose fiamme, con occhio cau-tissimo mi mirava. Certo, s'io negassi che, quando ciò mi avveniva che io il vedessi, amore, quantunque fosse in me si possente che più non potea alcuna cosa, quasi l'anima ampliando per forza crescesse, io negherei il vero. Egli allora in me le fiamme accese facea più vive, e non so quali ispente, se alcuna ve n'era, accendeva; ma in questo non era sì lieto il