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Per la biografia di Giovanni Boccaccio

Francesco Torraca
Società Editrice Dante Alighieri, 1912, pagine 432

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Lasciate adunque quasi tutte le schiere dei giovani di mirare 'altre, a me si posero d'intorno, e dritti, quasi in forma di corona, mi circuivano, e variamente fra loro della mia bellezza parlando, quasi in una sentenza medesima concludendo, la laudavano. Ma io, che, con li occhi in altra parte voltati, mostrava me d'altra cura sospesa, tenendo li orecchi alli ragionamenti di quelli, sentiva desiderata dolcezza, e quasi loro parendomene essere obbligata, tale fiata con più benigno occhio li rimirava; e non una volta m'accorsi, ma molte, che di ciò alcuni vana speranza pigliando, con li compagni vanamente se ne gloriavano.
   Mentre che io in cotale guisa, poco alcuni rimirando, e molto da molti mirata, dimoro, credendo che la mia bellezza altrui pigliasse, avvenne che l'altrui me miseramente prese. E già essendo vicina al doloroso punto, il quale di certissima morte, o di vita più che altra angosciosa, .mi doveva essere cagione, non so da che spirito mossa, li occhi con debita gravità elevati, in tra la moltitudine de' circostanti giovani, con acuto ragguardamento distesi: e oltre a tutti, solo ed appoggiato ad una colonna marmorea, a me direttissimamente uno giovane opposto vidi; e, quello che ancora fatto non avea d'alcuno altro, da inaccessi hiI fato mossa, meco lui e li suoi modi cominciai ad estimare. Dico che, secondo il mio giudicio, il quale ancora non era da amore occupato, elli era di torma bellissimo, nelli atti piacevolissimo, ed onestissimo nell'abito suo, e della sua giovanezza dava manifesto segnale la crespa lanugine, che pur ora occupava le guance sue; e me non meno pietoso che cauto rimirava tra uomo e uomo. Certo io ebbi forza di ritrarre gli occhi dal riguardarlo alquanto, ma il pensiero dell'altre cose già dette ed estimate, niuno altro accidente, nè io medesima sforzandomi, mi potè tórre. E già nella mia mente essendo la effigie della sua figura rimasa, non so con che tacito diletto meco lo riguardava, e quasi con più argomenti. affermate vpe le cose, che di lui mi pareano, contenta d'essere da lui riguardata, talvolta cautamente se esso mi riguardasse mirava. Ma infra l'altre volte che io, non guardandomi dalli amorosi lacciuoli, il mirai, tenendo alquanto più fermi che l'usato ne' suoi li occhi miei, a me parve in essi parole cognoscere dicenti: 0 donna, tu sola sei la beatitudine nostra. — Certo, se io dicesse che esse non mi fossero piaciute, io mentirei; anzi mi piacquero sì, che esse dal petto mio tras-