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Per la biografia di Giovanni Boccaccio

Francesco Torraca
Società Editrice Dante Alighieri, 1912, pagine 432

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   nuti si possono dire ! Io adunque, eccitata, alzai il sonnacchioso capo, e, per picciolo buco, vidi entrare nella mia camera il nuovo sole; perchè, ogni altro pensiero gittato via, subito mi levai.
   Quello giorno era solennissimo quasi a tutto il mondo, per che io, con sollecitudine li drappi di molto oro rilucenti vestitami, e con maestra mano di me ornata ciascuna parte, simile alle Iddee vedute da Paris nella valle di Ida tenendomi, per andare alla somma festa m'apparecchiai. E mentre che io tutta mi mirava, non altrimenti che il pavone le sue penne, immaginando di così piacere ad altrui come io a me piacea, non so come, uno flore della mia corona, preso dalla cortina del letto mio, o forse da celestiale mano da me non veduta, quella di capo trattami, cadde in terra: ma io, non curante alle occulte cose dalli Iddii dimostrate, quasi come nulla fosse, ripresala, sopra il capo me la riposi, ed oltre andai. Oimè ! che segnale più manifesto di quello, che avvenne, mi poteano dare gl'Iddii? Certo niuno. Questo bastava a dimostrarmi che quello giorno la mia libera anima, e di sè donna, deposta la sua signoria, serva dovea divenire, come avvenne. Oh! se la mia mente fosse stata sana, quanto quel giorno a me neris-simo avrei conosciuto, e, senza uscire di casa, l'avrei trapassato! Ma gl'Iddìi, a coloro verso li quali essi sono adirati, benché della loro salute porgano ad essi segno, gli privano del conoscimento debito ; e così ad una ora mostrano di fare il loro dovere, e saziano l'ira loro. La fortuna mia adunque me vana e non curante sospinse fuori; ed aceompagnata da molte, con lento passo, pervenni al sacro tempio, nel quale già il solenne ufficio, debito a quel giorno, si celebrava.
   La vecchia usanza e la mia nobiltà m'aveano tra l'altre donne assai eccellente luogo serbato, nel quale, poiché assisa fui, servante il mio costume, li occhi subitamente in giro vòlti, vidi il tempio di uomini e di donne parimente ripieno, ed in varie caterve diversamente operare. Nè prima, celebrandosi il sagro ufficio, nel tempio sentita fui, che, siccome l'altre volte soleva avvenire, così quella avvenne, che non solamente gli uomini gli occhi torsero a riguardarmi, ma eziandio le donne, non altrimenti che se Venere o Minerva, mai più da loro non vedute, fossero in quello luogo, laddove io era, novamente discese. 0 quante fiate tra me stessa ne risi, essendone meco contenta, e non meno che una Iddea gloriandomi di tali cose