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Per la biografia di Giovanni Boccaccio

Francesco Torraca
Società Editrice Dante Alighieri, 1912, pagine 432

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   vano, e che me dovea più che altra, non riscaldare, anzi ardere nel futuro; e da molti ancora, con istantissima sollecitudine, in matrimonio fui addomandata. Ma poiché de' molti uno, a me per ogni cosa dicevole, m'ebbe, quasi fuori di speranza cessò la infestante turba delli amanti da sollecitarmi con li atti suoi. Io adunque, debitamente contenta di tale marito, felicissima dimorai intìno a tanto che il furioso amore, con fuoco non mai sentito, non entrò nella giovane mente. Oimè! niuna cosa fu mai che il mio disio o d'alcuna altra donna dovesse chetare, che prestamente a mia soddisfazione non venisse. Io era unico bene e felicità singulare del giovane sposo, e così egli da me era egualmente amato, come egli mi amava. Oh quanto più che altra mi potrei io dire felice, se sempre in me fosse durato cotale amore !
   Vivendo adunque contenta, ed in festa continova dimorando, la fortuna, sùbita volvitriee delle cose mondane, invidiosa de' beni medesimi ch'essa m'avea prestati, volendo ritrarre la mano, nè sapendo da qual parte mettere li suoi veleni, con sottile argomento alli miei occhi medesimi fece alle avversità trovare vie; e certo niuna altra che quella onde entrò v'era al presente. Ma gì' Iddii, a me favorevoli ancora, ed alli miei fati di me più solleciti, sentendo le occulte insidie di costei, vollero, se io prendere l'avessi sapute, armi prestare al petto mio, acciocché disarmata non venissi alla battaglia nella quale io doveva cadere; e con aperta visione ne' miei sonni, la notte precedente al giorno, il quale a miei danni dovea dare principio, mi chiarirono delle future cose in colale guisa.
   A me, nello amplissimo letto dimorante con tutti li membri risoluti nello alto sonno, pareva, in un giorno bellissimo e più chiaro che alcuno altro, essere, non so di che, più lieta che mai; e con questa letizia, a me, sola fra verdi erbette, era avviso sedere in un prato, dal sole difeso, e da'suoi lumi, da diverse ombre di alberi vestiti di nuove frondi ; ed in quello diversi fiori avendo colti, de' quali tutto il luogo era dipinto, con le candide mani, in uno lembo de' miei vestimenti raccoltili, fiore da flore sceglieva, e, delli scelti leggiadra ghir-landetta facendo, ne ornava la testa mia. E così ornata levatami, qual Proserpina allora che Pluto la rapì alla madre, cotale m'andava per la nuova primavera cantando: poi, forse stanca, tra la più folta erba a giacere postami, mi posava. Ma