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Per la biografia di Giovanni Boccaccio

Francesco Torraca
Società Editrice Dante Alighieri, 1912, pagine 432

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   'Sì che l'aver veduto il giorno caro E ritornare a così fatto ostello. Rivolge ben quel dolce in tristo amaro. Oh quanto si può dir felice quello, Che sè in libertà tutto possiede! Oh lieto vivere, e, più ch'altro, bello! Oh quanto Ameto, se questo ben vede, Dee nella mente sentir di diletto, S'egli il conosce, siccom'uom si crede, Veggendosi tornato, di subbietto, Alto signor di donne tante e tali, Quai questo dì li furori nel cospetto ! Io mi tornai dolendo de' miei mali Al luogo usato ; ed attendendo peggio Per la sua fine ho già pennute l'ali Al volar alla morte, la qual cheggio La notte e il dì per men doglia sentire. Però ch'altro bel fin quivi non veggio Esser serbato al mio lungo martire.
   La saetta, dal mio flessibile arco mossa, tocca i segni cercati con volante fuga; e le bianche colombe pasciute negli ampli campi gratulanti ricercan le torri; e gli stanchi cavalli, compiuto il corso, domandan riposo; e così l'opera mia, guidata per li umili piani, temente d'Icaro i miseri casi, alla sua fine presente disia tranquillo riposo. Riceva adunque la santa Dea me a queste cose aiutante i suoi incensi, e le meritate ghirlande coronino la bella donna, della faticata penna movente cagione. E tu, o solo amico, e di vera amistà veracissimo esemplo, o Niccolò di Bartolo del Buono di Firenze, alle virtù del quale non ba-sterieno i miei versi, e però tacciole, avvegna che si per sè medesime lucono, che di mia fatica non hanno bisogno, prendi questa rosa tra le spine della mia avversità nata, la quale a forza fuori de' rigidi pruni tirò la fiorentina bellezza, me nell' infimo stante delle tristizie, dando sè a me con corto diletto a disegnarsi. E questa non altrimenti ricevi che da Virgilio il buono Augusto, o Erennio da Cicerone, o come da Orazio il suo Mecena prendevano i cari versi ; nella memoria riducendoti l'autorità di Catone, dicente: Quando il povero amico un picciol don ti presenta, piacevolmente il ricevi. Certo io a te, valoroso, cotale la mando, sentendo nullo altro a me