Stai consultando: 'Per la biografia di Giovanni Boccaccio ', Francesco Torraca

   

Pagina (282/434)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (282/434)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Per la biografia di Giovanni Boccaccio

Francesco Torraca
Società Editrice Dante Alighieri, 1912, pagine 432

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   - 283 —
   con lei, ove io dimorare non oso, nè di maggior fama aver sollecitudine; conciossiacosaché a te, da umil giovane creato, ricercare gli alti luoghi si disdica, e però agli eccellenti ingegni, e alle robuste menti lascia i gran versi di Virgilio. A te la bella donna si conviene con pietosa voce dilettare, e confermarla ad esser d'un solo amante contenta. E quelli del valoroso Lucano, ne' quali le fiere arme di Marte si cantano, lasciali agli armigeri cavalieri insieme con quelli del Tolosano Stazio. E chi con molta efficacia ama, il Sulmontino Ovidio seguiti, delle cui opere tu se' confortatore. Nè ti sia cura di volere esser dove i misurati versi del Fiorentino Dante si cantino, il quale tu, siccome piccolo servidore, molto dei reverente seguire. Lascia a costoro il debito onore, il qual volere usurpare con vergogna t' acquisterebbe danno. Elle son tutte cose da lasciare agli alti ingegni. La cicogna figliante negli alti palagi e nell'alte torri discende a bere a' fiumi. A te Disogna di volare a basso, perocché la bellezza tiene mezzana via. Alcione volando batte le sue ali nelle salate onde, e vi\e. A te è assai solamente piacere alla tua donna, a cui è lecito darti alto e basso luogo secondochè le piace : dalla quale, per mio consiglio, mai non ti partirai. E ove staresti tu 'neglio che nel suo grembo? Quali mani più belle ti poriano toccare, e occhi riguardare, o voce profferere le tue parole? Da cui se tu, pure per accidente, esci di mano, e agli altri occhi pervieni, con pazienza le riprensioni de' più savi sostieni, e secondo il loro diritto giudicio ti disponi all'ammenda. Al cinguettare de' folli non porgere orecchie, che bassa voglia è. A coloro, che con beni-vola intenzione ti guardano, ingegnati di piacere, e i morsi dell'invidia quanto puoi schifa, ne' denti della quale se pure incappi, resisti. Tu se' di tal donna subietto che le tue forze non debbono esser piccole; e a' contradicenti le tue piacevoli cose, la lunga fatica d'Ilario (1) per veridico testimonio, e, nel cospetto di tutti, del tuo volgar parlare ti sia scusa '1 ricevuto comandamento, che il tuo principio palesa. Serva adunque i porti mandati, e de' beni del tuo padre non esser detrattore: vivi, e di me tuo fattore sempre nella mente il nome porta, e la vita nelle mani della tua donna amorosa conserva.
   (!) « Il reverendo Ilario, con ordinato stile, come colui che era bene informato, in greca lingua scrisse i casi del giovane re » (Florio).