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ancora esser secca, nè credo che mai si secchi, si può comprendere. E se voi ben riguardate, egli ancora mostra del mio dolore gran parte, che esso, lacrimando, caccia fuori quello che dentro non può capere : e così come questo legno meglio arde che alcuno altro, così io prima stato ad amare -duro, poi più che alcuno amante arsi, e per ogni piccol sguardo sì mi raccendo come mai acceso fossi. Nè il dilettevole odore eh' io porgo potè mai far tanti di quello desiderosi, ch'io altro che a quella, per cui questa pena porto, mi dilettassi di piacere.
Potete adunque, per le mie parole e per me, comprendere quanta poca fede le mondane cose servino agli speranti, e massimamente le femmine, nelle quali niuno bene, niuna fermezza, niuna ragione si trova. Esse, schiera senza freno, secondochè la corrotta volontà le invita, così si muovono: per la qual cosa, se lecito mi fosse, con voce piena d'ira, verso gl'iddii crucciato mi volgerei, biasimandogli perchè l'uomo, sopra tutte le loro creature nobile, accompagnarono con sì contraria cosa alla sua virtù.
0 piccolo mio libretto, a me più anni stato graziosa fatica, il tuo legno, sospinto da graziosi venti, tocca i liti con affanno cercati, e già il vento, richiamato da Eolo, manca alle tue vele, e sopra essi contento ti lascia. Fermati dunque ri-cogliendo quelle, e a' remi stimolatori delle solcate acque concedi riposo, e, agli scogli, dell'uncinute ancore e de' solcati mari e della lunga via le meritate ghirlande aspetta. Le quali la tua bellissima e valorosissima donna, il cui nome tu porti scritto nella tua fronte, graziosamente ti porgerà, prendendoti nelle sue dilicate mani, dicendo con soave voce: Ben sia venuto: e forse colla dolce bocca ti porgerà alcun bacio, la qual cosa s'avviene, chi più di te si potrà dire beato? E certo, se altro merito non ti seguisse del lungo affanno, se non che i suoi belli occhi ti vedranno, sì ti fia egli assai grande, e glorioso potrai dire il tuo nome tra' naviganti. Ella, quale io sempre figurata porto nell'amorosa mente, mai i tuoi versi non leggerà, che di me tuo autore non le torni il nome nella memoria; la qual cosa mi fia grandissimo dono. Adunque se di me tuo fattore t'è cura, dimora