Stai consultando: 'Per la biografia di Giovanni Boccaccio ', Francesco Torraca

   

Pagina (279/434)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (279/434)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Per la biografia di Giovanni Boccaccio

Francesco Torraca
Società Editrice Dante Alighieri, 1912, pagine 432

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   - 280 —
   schiera. A seguitar costui si dispose alquanto più l'animo eh' alcuno degli altri uccelli, il quale andando le sue verdi piume ventilando, fra le frondi del suo colore agli occhi mi si tolse, nè vidi come. Ma il discreto arciere Amore, che per sottili sentieri sottentrava nel guardingo animo, essendo rinnovato il dolce tempo, nel quale i prati, i campi e gli arbori partoriscono, andando le donne all'usato diletto, fece dal piacevole coro di quelle una fagiana levare, alla quale per le cime de' più alti alberi con gli occhi andai dietro, e la vaghezza delle varie penne prese tanto l'animo a più utili cose disposto, che, dimenticando quelle, a seguitar questa tutto si dispose, non risparmiando nè arte nè ingegno per lei avere. Sentendo il cuore già tutto degli amorosi veleni lungamente fuggiti contaminato, allora conoscendomi preso in quel laccio, dal quale molto con discrezione m'era guardato, mi rivoltai, e vidi il numero delle belle donne essere d'una scemato, la quale io, avanti avendola tra esse veduta più che alcuna dell'altre aveva bella stimata. Allora conobbi l'inganno da Amore usato, il quale, non avendomi potuto come gli altri pigliare, con sollecitudine d'altra forma mi prese, prima con diversi disii disponendo il cuore per farlo abile a quello; e rivolgendomi sospirando alla fagiana, la donna che al numero dell'altre fallava, di quella forma in essa mutandosi, agli occhi m'apparve, e così disse : Che ti disponi a fuggire? Nulla persona più di me t'ama. Quelle parole più paura d'inganno che speranza di futuro frutto mi porsero, e dubitai, perocché eli' era di bellezza oltremodo dell'altre splendidissima, e d'alta progenie avea origine tratta, e delle grazie di Giunone era copiosa, per le quali cose io diceva essere impossibile che me volesse altro che schernire; e se. potuto avessi, volentieri mi sarei dallo incominciato ritratto. Ma la nobiltà del mio cuore, tratta non dal pastor padre, ma dalla real madre, mi porse ardire, e dissi: Seguirolla, e proverò se vera sarà nell'effetto come nel parlar si mostra volonterosa. Entrato in questo proponimento, e uscito dall'usato cammino, abbandonate le imprese cose, cominciai a desiderare sotto la nuova signoria di sapere quanto l'ornate parole avessero forza di muovere i cuori umani, e seguendo la silvestra fagiana, con pietoso stile quelle lungamente usai, con molte altre cose utili e necessarie a terminare tali disii. E certo non senza molto affanno