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Per la biografia di Giovanni Boccaccio

Francesco Torraca
Società Editrice Dante Alighieri, 1912, pagine 432

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   esso s' esaltasse la triplicità, e' termini di ciascuno di quello, e le tre facce. Questo ancora mostrando del sacrificato Tauro •da Alcide per la morte di Cacco, e de' due fratelli di Cliten-nestra, nella fine de' quali l'estivale solstizio comincia; e, con quel medesimo ordine, del retrogrado Cancro cantò, e del feroce Leone e della Vergine onesta, nella fine della quale il Coluro di Libra, equinozio facente da sè incominciare: e di lei cantò, come degli altri avea cantato, mostrando nella sua fine la combustione avvenuta per lo malvagio reggimento del carro della luce, usato da Fetonte, spaventato dall'animale uscito dalla terra a ferire Orione, la cui prima faccia, come di Libra l'ultima, fu combusta, di lui seguendo come di quella avea detto, e da Chirone a Schiro seguitando, nella fine di cui, pose lo iemale solstizio. Poi cantando della nutrice di Giove, e del suo pincerna, e de' Pesci di Venere, nel luogo ove dimorano situati, dicendo nella fine di quelli il Coluro d'Ariete cominciarsi insieme con lo equinozio del detto segno : mostrando appresso, così de' pianeti come de' segni, le complessioni, i sessi e le potenze determinate negli umani membri, e come :Jla loro signoria, prima in sette, e poi in dodici parti, sia tutto il mondo diviso, così quello che sotto i sette climati s' abita, come l'altro. Con questo, dicendo la variazione delle loro elevazioni pe' diversi orizzonti, e che legge sia da loro osservata nel ritondo anno, mutando i tempi. E con non meno maestrevole verso, gli udi' dopo questo cantare, e dimostrare nel suo canto, come Elice, più che Cinosura, presso al polo artico dimora, facendo cenni alle maggiori notti, e assegnare la cagione perchè le loro stelle in mare non possono, nè sieno lasciate da oceano, come l'altre, bagnare. E seguitò dove Boote, e la corona di Adriana, e Alcide vincitore dell'alte prove fossero locati; e, senza mutar nota, cantò del Corvo per la recente acqua mandato da Febo, il quale, per lo soperchio tempo messo ad aspettare i non maturi fichi, meritò per la bella bugia, egli con l'apportato Serpente, e con la Cratera d'oro, essere in cielo dal mandatore locati, e ornati di più stelle. E, insieme con questo, raccontò il luogo dove è colei che la palma delibuta porta, e dove il Portatore del serpente, è, gridò, e la paurosa Lepre co' due Cani dimorasse. Cantando poi del Nibbio, il quale le interiora del toro fatato ucciso da Briareo portò al cielo, ove egli fu da Giove lo-