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Per la biografia di Giovanni Boccaccio

Francesco Torraca
Società Editrice Dante Alighieri, 1912, pagine 432

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   fai l'uno, e chiamomi Idalagos. Ma non lungo tempo quivi, ricevuti noi, dimorò, che, abbandonata la semplice giovane e l'armento, tornò ne' suoi campi, e quivi, appresso, noi si tirò, e, non guari lontano al suo natal sito, la promessa fede a Giannai, ad un'altra, Garamita chiamata, ripromise e servò, di cui nuova prole, dopo piccolo spazio di tempo, ricevette.
   10 semplice e lascivo, come già dissi, le pedate dello ingan-nator padre seguendo, volendo un giorno nella paternal casa entrare, due orsi ferocissimi e terribili mi vidi avanti con gli occhi ardenti, desiderosi della mia morte, de' quali dubitando io volsi i passi miei, e da quell'ora innanzi sempre d'entrare in quella dubitai. Ma acciocché io più vero dica, tanta fu la paura, che, abbandonati i paternali campi, in questi boschi venni l'apparato uficio a operare: e qui dimorando con Calmela, pastor soiennissimo', a cui quasi la maggior parte delle cose era manifesta, pervenni a più alto disio. Egli, un giorno, riposandoci noi col nostro peculio, con una sampogna sonando, cominciò a dire i nuovi mutamenti e gl'inopinabili corsi dell'inargentata luna, e qual fosse la cagione del perdere e dell'acquistar chiarezza, e perchè talvolta nel suo epiciclo tarda, e tal veloce, e talvolta eguale si dimostrasse; e con che ragione, il centro del cerchio portante
   11 suo corpo, ella due volte circuisse il deferente, il suo centro movente intorno al piccolo cerchio, ch'ell'è, quant'è una : e da che natura potenziata la virtù dell'uno pianeta all'altro porgesse, e similmente i suoi vizi. Seguendo di Mercurio e dì Venere con debito ordine i movimenti, e. appresso, con dolce nota, la dorata casa del sole disegnò tutta, non tacendo de' suoi eclissi e di quelli della luna le cagioni, mostrando come da lui ogni altra stella piglia luce, e così esser necessario, a volere 1 luoghi di quelle sapere, prima il suo conoscere; mostrando del rosseggiante Marte, del temperato Giove, e del pigro Saturno una essere la regola a cercare i luoghi loro. E mostrate con sottil canto interamente le loro regioni, e quali, in quelle, a loro fossero più degne dimoranze e più care, passò cantando al nido di Leda, e in quello, da vero principio cominciando, prima del Monton Frisseo disse, e delle sue stelle, e quali gradi in quelle i masculini, e quali i femminini, quali lucidi e quali tenebrosi, quali plutei, quali azemeni, e quali aumentati dalla Fortuna fossero, dimostrò; e similemente di qual pianeta fosse casa, e quale in