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dubbio, e quasi il presentimento di ciò, che poi veramente gli avvenne. Ed eccoci, senza averlo cercato, in possesso di un particolare, di un dato di fatto non privo d'importanza; il Boccaccio s'innamorò malauguratamente « della crudele e pessima femmina », in un giorno di primavera, mentre il sole era in Toro; dunque, il suo amore durò circa otto mesi, cioè sino a quando l'anno nuovo era per entrare, sino al dicembre del 1354. E qui, ricordando che egli andò ambasciatore al papa, in Avignone, a'primi di maggio del 1354 (l), possiamo collocare nella seconda metà d'aprile il giorno, che vide e ammirò la vedova la prima volta. — D'altra parte, riflettendo che, nel dicembre, lo spirito gli parla del compimento del quarantunesimo anno di lui come di fatto avvenuto da poco (2), ma, certo, dopo l'innamoramento; possiamo concludere che il giorno, in cui l'aveva compiuto, era capitato tra la seconda metà d'aprile e il dicembre. Ciò conferma le osservazioni, che già facemmo a proposito del famoso passo del Petrarca, e determina il significato della notizia, tramandataci da Filippo Villani, che il Boccaccio morì « anno aetatis suae sexagesimo se-cundo ». Il giorno della morte, il 20 dicembre 1375, i sessantadue anni li aveva già finiti.
(') Il 29 aprile gli fu pagato il salario per quarantacinque giorni di viaggio, « ad rationem librarum quatiior et solidorum decem fior, parv. cum tribus equis ». Ricevuta la risposta dal papa, doveva tornar subito a Firenze, festini* gressihus.
(2) Si noti nelle parole dello spirito il passaggio dall'indicazione d'un tempo abbastanza remoto, a quella di un altro assai prossimo: « Del tuo errore fosti tu stesso principio... innamorasti... ree irono... fecno.... due cagioui ti dovevano render cauto — già sono, degli anni quaranta, e? già son rentie nque.