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Per la biografia di Giovanni Boccaccio

Francesco Torraca
Società Editrice Dante Alighieri, 1912, pagine 432

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   per Giuditta. Se ora, apriamo la Bibbia, vi troviamo cbe, appunto di sera, Oloferne comandò fosse invitata Giuditta a seder seco a cena; e che, quando ella, bellissima, splendidamente vestita e adorna, entrò nella tenda, il cuore di lui ne fu scosso, perchè egli ardeva della brama di possederla.
   Et surrexit (Judith), et ornavit se vestimento suo. et ingressa stelit ante faciem eius.
   Cor auteni Hoiofernis concussum est. erat enim ardens in concupiscentia eius.
   Ingressa, entrata che fu. Possiamo, senz'altro aiuto che quello delle sacre carte, e mendare il quinto verso :
   quando, tal donna entrando, ad Oloferne, con tristo augurio s'arse il fero core (').
   Per il poeta innamorato, non era meno bella e seducente di Giuditta — nonostante che in questa « Dominus pulchritudinem ampliavit, ut incomparabili decore omnium oculis appareret » — la vedova che apparve a lui, forse improvvisamente, una sera d'aprile o di maggio. Va da sè, nel verso nono, bisogna spostare la virgola:
   e femmi tal, vezzosa riguardando, qual fe' Cupido la figlia di Belo;
   e s'intende che egli paragona a quelle rli Didone le impressioni da lui provate alla vista della vedovella affascinante. Rileviamo negli ultimi due versi il
   (l) Baldelli: <« Quando a tal, cioè ad Apollo, donna gli apparve cioè Dafne... Colai m'apparve, cioè donna funesta al suo riposo, come al riposo di Apollo e di Oloferne lo furono Dafue e Giuditta, apparve a lui ».