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111. Adiona, « dalla faccia di Diana chiamata », nacque da un cavaliere, che si dette al commercio deponendo « il forte scudo, nel quale i raggi di Febo e l'animale di quella casa, nella quale egli più si rallegra nel cielo, nel colore d'esso figurati portava». Sposò un giovinetto di nome « Pacifico », rampollo di pero d'un antico e robusto pedale.
Nell'amorosa visione, si leggono le stesse indicazioni, con l'aiuto delle quali il Manni, senza troppo aguzzar le ciglia, potè « scoprire » madonna Dia-nora Gianfigliazzi maritata a Pacino di Tommaso Peruzzi. Vero è che, tratto in errore dal Salvini, fece una persona sola del marito (Pacino) e dell'amante (Dioneo). Ma il Manni omise, il Baldelli e gli altri venuti dopo non ricordarono, che lo stemma de' Gianfigliazzi era stato riconosciuto, dagli antichi commentatori, ne' versi di Dante :
in una borsa gialla vidi azzurro, che d'uri leone aveva faccia e contegno.
Il Boccaccio avrà voluto rappresentare una persona vera, un elegante zerbinotto, in Dioneo, mortale, sì, ma figliuolo di Bacco e di Cerere ? (l). — Pacino di Tommaso Peruzzi ottenne il priorato nel 1336-37 ; per parecchi anni rappresentò a Bruges* la compagnia de' Peruzzi, e la diresse dal 1340 al 1346 (2).
(!) Forse il racconto, che fa Dioneo nell'Amelo, dell' incontro de' suoi genitori in una fosta, poti ispiro re al Guerrazzi l'idea di dir Bacco e Tersicore per genitori al Romanzo. V. il cap. IV del Buco nei Muro. — Nella Teseide, VII, 60, Venere Ìì rappresentata in mezzo a Bacco o
n Cerere.
(2) Peruzzi, Storia del commercio e de' banchieri di Firenze; Firenze, Cellini, 1878, 259. M. di Coi-po Stefani, all'anno.