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Per la biografia di Giovanni Boccaccio

Francesco Torraca
Società Editrice Dante Alighieri, 1912, pagine 432

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   - Ili -
   da lei le fu dato congedo ». Fuor di allegoria: era stata in convento da giovinetta, e, uscitane, se è permesso di usare qui l'espressione dantesca, « non fu dal vel del cor giammai disciolta ». Non potrebbero alludere a lei, meglio che alla Mensola del Ninfale fiesolano, i versi dell'egloga XV ('), ne' quali il Carrara scoprì gì' indizi di un « sacrilegio » commetta lo vide la prima volta. In alcune stampe si legge scoperto, ma 6 manifesto errore. Si consideri tutta la frase : — « Costui ... ho io ne' miei esercizi nutricato gran tempo, inflno che a questa età, che nel suo viso coperto di foltft barba discernere puoi... 1' h > recato ». Giovanni — si apprende dal Corbaccio —- ebbe la barba « molto fiorita ». — La dea, che porta co i sfe al cielo lo spirito d' Ibrida, a me pare Minerva, non Astrea — « nell'aspett > altiera e di fuoco così come il carro lucente, armata di bellissime arme, con un cappello d'acciaio, con alta oresta, e con uno scudo reggente quello ». — Cfr. De Geneal. V, 48 : « Ilaec est (Minerva) quam armis insignem finxere, oculis torvam, hastamque gerentem longissimam cum cr ttallino clypeo ». Cfr. anche Delle donne famose, VI. — Ibrida ha seguito Venere pur nella pa'es re palladie, ma — mi perdoni l'acutissimo critico e caio collega — l'esser Ibrida divenuto in quelle « agrissimo pugnatore » non significa fosse divenuto « avventurato e prode amatore ». Oh, in tal caso, come gli sarebbe saltato in capo di cercare i cieli « con la mente levata in alto 1 ». Con quanta modestia e decenza vanterebbe i suoi sucoessi amorosi innanzi a Emilia, ohe vede ora per la prima volta ì Ma Ibrida, ohe nelle palestre palladie è stato da molti, ed è, riputato agrissimo pugnatore, è, come il Crescini ha eccel entomentc dimostrato, Idalagoe, il quale, per l'esempio e per gli ammaestramenti di Ca'meta, «abbandonata la pastoral via, del tutto a seguitar Pallade si dispose » ; Giovanni Boccaccio, il quale, etiam prò viribu« renitente, poeta fere a nolis omnibus Docatus fuit » (De Geneal. XV, 10), e, « poi che la nobiltà dell' ingegno del qual natura lo dotò venne crescendo, torse i pio' dal basso colle, sforzandosi per più aspre vie di salire all'alte cose» (Filocolo, VII).
   I1) Quid frustra signare lucum, nemus atque laboras ì An tisurus ego ventai», Philostrophe, siltas huitiSy i/uaesu, senis, cuiui rapu:ssc iuvcncam iam dwlnm memini ì