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tore si trattenne a Napoli. Giungendo, andò difilato a Nocera, dove si trovava l'Acciaiuoli ; il giorno seguente, tornò con lui a Napoli. Era la metà di novembre quando entrò la prima volta nella sentina, nella cameraccia, che gli fu assegnata nel palazzo del suo ospite. Vi stette due mesi. Disgustato, se ne partì, « ricevuto con lieto viso a tavola e ad albergo » da Mainardo Cavalcanti. Di lì, dopo « un pochetto », cedendo incautamente a nuove premure e a nuove promesse, andò a passare « alquanti dì » con l'Acciai uoli, « a lieto riposo », a Tripergoli. Non fu trattato meglio. Avendo il « memorabile uomo » richiamato a Napoli le sue donne, il povero Boccaccio fu « nel lido lasciato insieme col fante suo, senza le cose necessarie al vivere e senza niuno consiglio ». Dopo due giorni, potè rientrare in città, ma, « dalla sentina spaventato » — essendo il Cavalcanti andato a Sant' Ermo — a casa d'un' amico mercadante (') e povero, ciò « pazientemente sofferendo » l'Acciaiuoli, si tornò spontaneamente; « col quale mercante facendo esso (l'Acciaiuoli) vista di non vedere, cinquanta dì, o più, fu non senza vergogna, cioè insino al suo partire ».
Anche prendendo alla lettera le cifre, e contando dal 15 novembre, sessanta giorni passati nella sen-
(1) Questo buon mercante, nou Zanobi da Strada (IIortis, 64), già morto dall'estate del 1361, e come morto ricordato nella lettera, fu ravvisato dal Gaspary ne'versi dell'egloga XVI:
Hospes gitscipior placidi Stilbonie in autrum, Atl Midas patitur. Cfr. MacrI-Leoxb, op. oit., LXXVII.
Mida è l'Acciaiuoli; Stilbone è chiamato, nell'ecl. XIII, « quidam mercator », da Mercurio « mercatorum deus » (Oorazzini 22), col quale il grammatico Zanobi non so quali relazioni avesse potuto contrarre.