Stai consultando: 'Per la biografia di Giovanni Boccaccio ', Francesco Torraca

   

Pagina (96/434)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (96/434)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Per la biografia di Giovanni Boccaccio

Francesco Torraca
Società Editrice Dante Alighieri, 1912, pagine 432

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   - 97 —
   immerso negli studi: « un così intenso studio, lodato anche dal Barrili, non può supporsi se non in questo tempo, quando cioè eran venute meno ogni distrazione di divertimento ed ogni preoccupazione d'amore ». I due valorosi critici non hanno posto attenzione ad alcuni particolari importanti. Dalle lettere latine, si sa che, nel 1339, il Boccaccio s'era ritirato vicino alla grotta di Pozzuoli, tra i contadini, in una casipola; quella in dialetto ce lo mostra dimorante in città, giacché il finto scrittore di essa, Iannetto di Parisse, nomina più volte « la chiazza nostra », il suo quartiere o rione, dove abita (lloco sta) 1' « abate Io. Boccaccio » (1). Questi contava soli ventisei anni nel 1339; Iannetto, già padre di famiglia, non poteva dire, in quell'anno, di amarlo « com'a patre ». Nel 1339, a Napoli, regnava Roberto; quando la lettera fu scritta, regnava Giovanna, succeduta al nonno quattro anni dopo : infatti Iannetto, dopo aver annunziato che « Machinti filliao e appe no bello figlio masculo », esclama: « 0 biro Dio, ca nde apisse uno madama la reina (2) nuosta ! 0 che festa ca nde faceramo tutti pe l'amore suoio! ». È noto che, dopo Carlo Roberto, morto fanciullo in Ungheria, Giovanna, con suo inestimabile rammarico, non ebbe altri figli maschi. (8) Torna, perciò, a meritar fede
   (!) Anche questo titolo di abate merita attenzione. Tuttora a Napoli si dà a persone, che vestono l'abito ecclesiastico, senza esser preti ; ma poteva il Boccaccio attribuirselo, sia pure scherzando, prima che Innocenzo VI, nell'anno ottavo del suo pontificato, ossia nel 1360, gli avesse concesso dispensa ut, non obstante defcctu natalium, potesse ricevere e tenere benefizi ecclesiastici 1 Cfr. Hecker, 302.
   (-) Così la chiamava anche l'Acciaiuoli. V. p. 105, n. 3.
   (3) Ebbe da Luigi di Taranto due figliuole, che non vissero. El'a attribuiva le sue sventure di madre a castigo divino, meritato per
   7