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Per la biografia di Giovanni Boccaccio

Francesco Torraca
Società Editrice Dante Alighieri, 1912, pagine 432

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   lettera, quantunque ad Avignone Musarum alvo alu-mnatum, di tutto s'intende e si occupa tranne che di poesia. Dicono, inoltre, che l'amico consolatore e suggeritore sia il padre Dionigi da Borgo S. Sepolcro; ma, di un grave e attempato dottore in teologia, di un vescovo, del « suo reverendo padre e signore» ('), si sarebbe permesso il Boccaccio scrivere: amictis etate scitulus et prorsns argutulus? Di equipararlo alla servetta amata da Lucio nel romanzo di Apuleio? Non sono tutte obbiezioni nuove, queste; ma non hanno perduto punto della loro forza, le vecchie. Si è tentato di girarle, non si è riusciti, mi pare, a confutarle (2).
   Dovendo scrivere una lettera «a tanto uomo», il giovine Giovanni cerca di farsi bello e, per cominciare, copia una buona mezza pagina da una lettera di Dante; poi, come dimostrò il Vandelli, quasi altrettanto dall'asino d'oro di Apuleio (3). Il Vandelli
   (!) Lettera n Niccolò Acciainoli; Corazzisi, 18.
   (a)- Cfr. Hortis, 265-66, e Traversare Le lettere autografe di G. TV., Castelfiorentino, la Soc. stor. della Valdelsa, 63; DellA Torre, 333 sgg.
   (3) Cfr. Bullett. d. Soc. dantesca, VII, 64 sgg. L'egregio Vandelli ripubblicò il testo del a lettera, scorrettissimo nell'ediz. del Corazzini, dal cod. laur. XXIX, 8, autografo del Boccaccio, Due passi restano dubbi. Al principio, un res'ra cidcota colloquia non dà senso ; il C oraz-zini lesse cicura, che potrebbe convenire al contesto (cicur vale assennato).Verso la fine, in diti Plutonem tenuius, intueri, stellas dyafano edere commicantes si potrebbs correggere così: incliti Platonis tenuius intueri stellas'/ — A proposito de' latratus brunelli'os rusticorum, che il Della Torre (317) tradusse « cagneschi latrat », opportunamente il Cias ricordò (Bullett. d. Soc. dantesca, N. S. XVII, giugno 1910) il poema di Nigello Wireker, nel quale l'asino è chiamato Bruncllw, ma, forse, non è necessario supporre che il Boccaccio l'avesse conosciuto direttamente. Cfr. Carmina burana., LXIX: «Brunelli chordas incitant », e A. da SETtimello, II, 238; «se4 tibi pacjflcet, saeva, Bmnellus iners»,